Il referendum tenutosi in Gran Bretagna lo scorso 23 giugno interpella i lavori della Commissione “Nuove migrazioni e generazioni nuove” in vario modo.
Innanzitutto, come italiani all’estero, non possiamo che associarci al disagio che vivono in queste ore i moltissimi connazionali nel Regno Unito e alle incognite verso il proprio futuro. Inoltre, come membri di una commissione tematica incentrata sulle nuove migrazioni e sulle generazioni nuove, non possiamo che riflettere sulla fotografia che questo referendum ci offre.
Nella fascia d’età 18/24 ha votato il 36% degli aventi diritto al voto, percentuale che sale al 58 per la fascia 25/34, ma che resta di diverse misure inferiore alla partecipazione al voto delle generazioni più anziane.
Di contro, i giovani che hanno votato si sono espressi in maniera schiacciante a favore della permanenza nell’Unione Europea (75% degli elettori nella fascia 18/24), diversamente dai cittadini
delle altre fasce d’età (fonte: YouGov/La Stampa).
Un voto molto polarizzato per i pochi giovani che hanno scelto di esercitare il proprio diritto di voto, quindi. Ma noi vorremmo ricordare anche l’impatto della mobilità sulle scelte che riguardano
la propria comunità. Infatti, i cittadini britannici residenti in un altro stato da più di 15 anni non hanno potuto esprimersi, né tantomeno i cittadini europei non britannici residenti in Gran Bretagna magari da altrettanti anni.
Questo quadro complesso della partecipazione nell’era dell’astensionismo e della mobilità ci costringe a interrogarci da un lato sul perché chi possa esercitare un diritto non lo eserciti, dall’altro sull’urgenza di includere, nell’esercizio di questo stesso diritto, coloro che noi chiamiamo cittadini, ma che di fatto non hanno potuto votare.
Gli anni che si aprono davanti a noi, soprattutto i prossimi mesi, saranno una sfida importante per le “generazioni nuove”. Generazioni nate nell’evidenza e nella pratica di un progetto europeo vissuto, che ora ha bisogno dell’impegno di tutti e di ambiziosi obiettivi di partecipazione e cittadinanza per accompagnare il sogno dell’Europa, nato dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale, nel mondo della globalizzazione e della mobilità. Per superare queste sfide ci sarà bisogno da una parte del pieno protagonismo di queste stesse generazioni, dall’altra di governanti europei che sappiano puntare in maniera decisa su questo futuro.