Assemblea Plenaria – Roma 4-6 luglio 2018

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CONSIGLIO GENERALE DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO
RELAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE MICHELE SCHIAVONE
Assemblea Plenaria – Roma 4-6 luglio 2018

Questa assemblea plenaria del nostro Consiglio Generale si colloca in uno scenario profondamente mutato rispetto a quelli in cui abbiamo operato fino ad alcuni mesi fa, sia per gli avvicendamenti dei nostri più diretti interlocutori istituzionali che per le dinamiche innescate nel quadro internazionale ed europeo.
A tutti gli eletti al Parlamento, con speciale riferimento a quelli provenienti dalla Circoscrizione Estero, al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai membri del suo Governo, con particolare riferimento al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Enzo Moavero Milanesi che – lo ricordo – è anche per legge il Presidente del CGIE, esprimo a nome di tutti noi un sincero augurio di buon lavoro nell’interesse del Paese e dell’Italia fuori d’Italia che noi rappresentiamo. Il Consiglio Generale è pronto a fare il suo dovere di collaborazione, proposta e controllo delle politiche adottate in particolar modo verso gli italiani all’estero, con la chiarezza dovuta a tutti i governi in carica e alle diverse maggioranze parlamentari, mettendo in primo piano gli interessi generali del Paese e quelli specifici delle nostre comunità all’estero. Pronti a sostenere fatti e proposte convincenti, e a nostro avviso positivi, ma anche pronti a chiedere cambiamenti di rotta o manifestare posizioni critiche quando ci sembrerà necessario per migliorare le cose, come abbiamo coerentemente fatto finora, cercando di raggiungere al nostro interno posizioni comuni e armonizzare le nostre personali convinzioni culturali e politiche.
La rappresentanza degli italiani all’estero è stata conquistata dopo un lungo e faticoso percorso ed è stata difesa con impegno di chi vuole rimetterla in discussione. Siamo riusciti a reggere e ad aprire nuovi spazi, soprattutto perché abbiamo dimostrato a tutti i livelli che le istituzioni italiane possono interloquire con una rappresentanza di milioni di connazionali autonoma, attenta e sensibile a problemi e interessi delle nostre comunità, consapevoli delle potenzialità che esse possono esprimere.
In questo quadro, la prima cosa che chiediamo ai nuovi interlocutori istituzionali, prima dei necessari interventi su esigenze specifiche degli italiani all’estero, è una proiezione forte e credibile dell’Italia sul piano internazionale, un’immagine positiva del Paese che ci consenta di valorizzarne la presenza in ambito globale, una spinta all’internazionalizzazione utile a migliorare la situazione economica e sociale ed esaltare la funzione delle reti di promozione e associative che l’emigrazione italiana ha creato nel corso della sua storia ultrasecolare. L’Italia ha nel mondo una presenza crescente negli ultimi anni, consolidata e qualificata di milioni di persone, che in tempi di globalizzazione rappresenta una leva strategica essenziale per la proiezione dell’Italia all’estero. Chiediamo solo che la classe dirigente del nostro Paese, al quale dedichiamo volontariamente e gratuitamente le nostre energie e il nostro contributo, si renda conto dei vantaggi generali che derivano da questa situazione e agisca in modo coerente.
Nella formazione di governo compaiono, come sottosegretari agli affari esteri, anche due eletti al Parlamento italiano, anche nella Circoscrizione Estero: il Senatore Ricardo Merlo e l’Onorevole Guglielmo Picchi. Il Senatore Merlo, agli inizi del suo percorso politico-istituzionale, è stato anche Consigliere di nomina governativa del CGIE in rappresentanza di una formazione politica, quindi ne conosce dall’interno il valore democratico e le quattro funzioni istituzionali: conoscitiva, consultiva, propositiva e programmatoria. A entrambi rinnoviamo il nostro cordiale saluto e l’affettuoso augurio che il rapporto diretto con le nostre comunità possa tramutarsi in una costante opera di presentazione delle tematiche che riguardano il nostro mondo e di sollecitazione delle soluzioni per i problemi più acuti.
Anche a loro rivolgiamo la richiesta di mantenere sempre la visione generale del ruolo che gli italiani all’estero svolgono per l’Italia e per la promozione del suo sistema economico, sociale e culturale, come noi manteniamo quella linea riformatrice che con coraggio abbiamo perseguito da tempo e sulla quale stiamo insistendo in questa consiliatura del Consiglio Generale. Sono certo, dunque, caro Sottosegretario Merlo, che sapremo intrecciare i nostri sforzi per parlare degli italiani all’estero come una leva da usare nell’interesse prima di tutto dell’Italia.
Noi siamo i rappresentanti dei cittadini residenti all’estero e degli italo-discendenti, ma ci sentiamo anche custodi della storia e del patrimonio etico dell’emigrazione italiana, di quel popolo che in un secolo e mezzo ha conosciuto, oltre a Monongah, Marcinelle e Mattmark, anche i naufragi dell’Utopia, della Sirio, dell’Arandora Star e di tante altre carrette degli oceani. Alla luce della nostra esperienza di emigrati, siamo costretti a rilevare che il tema dell’accoglienza dei migranti è diventato in Europa e nel mondo un motivo di forte competizione politica. Le dinamiche che si sono innescate rischiano di incidere sulla difesa dei diritti umani e delle condizioni di mobilità entro le quali si deve esercitare ciò che Papa Francesco ha definito “il diritto di emigrare”, soprattutto in presenza di obiettive condizioni che inducano a farlo.
Un motivo di ulteriore preoccupazione riguarda il rischio che i nodi irrisolti dell’accoglienza dei migranti e il rifiuto della maggior parte dei Paesi dell’Unione Europea di farsi carico dell’ospitalità dei rifugiati e dei richiedenti asilo che approdano nel nostro continente faccia saltare gli accordi sulla libertà di movimento raggiunti dopo decenni di trattative e di faticosi passi in avanti. Il fattore di maggiore coesione dell’Europa, dall’iniziale nucleo dei “Padri” fondatori all’attuale dimensione dei 28, è stata la mobilità del lavoro. Su di essa è stato costruito nel corso del tempo un modello di Welfare che ancora rappresenta il sistema di maggiore riconoscimento e tutela di diritti dei lavoratori mai realizzato al mondo. Non possiamo accettare che posizioni di opportunismo, di chiusura e in alcuni casi di pregiudiziale rigetto verso i migranti di oggi diventino il detonatore del sistema di mobilità e di diritti che i migranti di ieri hanno realizzato con il loro lavoro, il loro sforzo di integrazione nelle realtà di insediamento, il loro spirito di partecipazione e di rispetto della democrazia. Per questo, “solidarietà” e “diritti” restano per noi le stelle polari verso cui continueremo a orientare le nostre azioni e, nello stesso tempo, criteri con cui valuteremo le strategie politiche che in tema di migranti saranno adottate dal nostro Governo e dagli altri partner europei.
All’inizio dell’ordine del giorno dei nostri lavori, ancora una volta abbiamo messo il tema del voto all’estero, perché ne abbiamo avuto un’ulteriore, recente verifica con le elezioni politiche del 4 marzo, ma soprattutto per riaffermare alcuni punti di orientamento generale e ribadire il nostro costante impegno ad un miglioramento delle procedure dirette ad assicurarne l’affidabilità. Siamo sconcertati e indignati per aver dovuto subìre ancora una volta, durante e dopo la tornata elettorale, una virulenta campagna tendente a equiparare il voto per corrispondenza a un esercizio di irregolarità, brogli e prevaricazioni. La modalità di voto per corrispondenza, adottata da molti altri Paesi, nel nostro caso specifico riguarda l’esercizio di un diritto primario di oltre tre milioni di cittadini, dispersi in oltre cento paesi del globo, aventi abitudini civili, culture partecipative e sistemi postali del tutto diversificati tra loro per efficienza e sicurezza. Che tuttavia si possa ridurre il sistema di voto per corrispondenza soltanto a brogli, reali o presunti, è una cosa assolutamente ingiusta e offensiva per il legislatore che l’ha incardinato nelle leggi, per l’Amministrazione che l’organizza, per il potere giudiziario che ne controlla e certifica gli esiti e, soprattutto, per centinaia di migliaia di cittadini che lo utilizzano per compiere democraticamente le loro scelte. A questo proposito, sento di dover ringraziare pubblicamente i funzionari della DGIT, il personale diplomatico e consolare e soprattutto il Direttore generale Luigi Maria Vignali per il grande e proficuo lavoro compiuto, volto a consentire l’esercizio di un diritto di cittadinanza in un quadro di legalità. In particolare, abbiamo apprezzato la determinazione e la puntualità con cui il Direttore Vignali si è pubblicamente esposto per difendere il sistema di voto corrente, spegnere le voci ingiustificate sulle scorrettezze, trasmettere all’autorità giudiziaria eventuali notizie di reato e tenere costantemente ancorate le cose ai centri di normale responsabilità. Con la stessa sincerità, devo aggiungere che non ho apprezzato altrettanto il fatto che nei passaggi politici e parlamentari postelettorali e anche in dichiarazioni di personalità politiche, il voto all’estero sia stato evocato solo con riferimento ai brogli, volutamente ignorando che esso ha prima di tutto realizzato il dettato costituzionale di dare “effettività” a un diritto primario di milioni di italiani, prima cittadini solo sulla carta.
Chi ha delle proposte le avanzi senza mandare messaggi negativi all’opinione pubblica e ci confronteremo seriamente, per migliorare le cose. Per quanto ci riguarda, lo stiamo facendo da tempo con indicazioni concrete e meditate, con la convinzione che la sostituzione del voto per corrispondenza con un diverso sistema, quale quello del voto diretto nei seggi, sarebbe inapplicabile nei paesi di grandi dimensioni territoriali e presenza capillare cittadini italiani; insostenibile da punto di vista organizzativo per un’amministrazione già ridotta allo stremo e letale sotto il profilo della partecipazione degli elettori.
Quando affronteremo lo specifico punto all’ordine del giorno parleremo delle nostre proposte migliorative, che vanno comunque accompagnate dallo sforzo straordinario dell’Amministrazione per assicurare le più adeguate condizioni di esercizio e di sicurezza del voto. Non siamo contrari a priori ad esplorare la possibilità di avvalerci nel futuro del voto elettronico a certe condizioni: che di siano i fondi necessari a coprire i costi di programmi a prova di hacker, se vogliamo evitare quanto si vocifera che sia successo alle elezioni politiche in altri paesi. Bisognerà anche semplificare le condizioni per l’assegnazione e la ricezione delle password e monitorare l’uso dei computer dai quali proverranno le manifestazioni di volontà. Con i tempi necessari per predisporre e sperimentare il sistema anche questo potrebbe diventare realtà. Fin dal suo primo mandato il CGIE ha considerato la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo come una leva strategica per la proiezione dell’Italia nella dimensione globale, superando la concezione di mero supporto assistenzialistico alle famiglie degli emigrati, prevalente quasi cinquant’anni fa. Negli ultimi anni su questo terreno si sono registrate anche importanti novità su diversi piani: normativo e regolamentare, di reperimento delle risorse, di metodologia di intervento. Partendo da quest’ultimo aspetto, consideriamo in modo positivo il fatto che la promozione del sistema Paese sia fatta sempre più consapevolmente in modo integrato con la promozione dalla lingua e della cultura italiana. Invitiamo a procedere in modo sempre più spedito su questa strada non solo a livello centrale, ma anche in sede territoriale, cercando di superare pratiche settorialistiche e la frammentazione degli interventi che in passato hanno portato alla polverizzazione delle risorse e alla scarsa incisività di risultati.
Su un altro tema per noi vitale, la creazione del Fondo quadriennale per la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo, dotato di ben 150 milioni, al suo secondo anno di applicazione, e la triennalizzazione del livello “storico” di 12 milioni per i corsi di lingua e cultura degli enti promotori, realizzata con la legge di Bilancio 2017, hanno posto le basi per consolidare l’intervento, dopo molti anni di ridimensionamento del pacchetto di risorse finanziarie destinate a questo scopo. Ad una condizione: che non scatti il consueto appello allo stato di necessità e al numero ristretto delle voci di spesa cosiddette “rimodulabili” all’interno del rigidissimo bilancio del MAECI e non si tocchi nemmeno un euro delle risorse destinate alla diffusione della nostra lingua e della cultura nel mondo. Si consideri, anzi, il livello dei 12 milioni per i corsi degli enti promotori non come un traguardo finale, ma come la base di ripartenza per un progressivo e ulteriore recupero degli standard del passato, anche per soddisfare le esigenze di innovazione che si sono manifestate in questo campo e il crescente uso di materiali online attraverso Convenzioni e Protocolli conclusi dalla DGSP con Consorzi di Università italiane specializzati nella didattica virtuale ed altri che garantiscono l’accertamento dei livelli di apprendimento.
Sul piano normativo, il Decreto applicativo sulla formazione italiana all’estero, che ha accolto largamente i suggerimenti migliorativi proposti a suo tempo dal CGIE, ha aggiornato il quadro regolamentare e attende di essere tradotto in termini amministrativi e procedurali nella nota circolare 13, della cui revisione proprio in questa sessione avremo un’adeguata informazione. Diamo atto di questo sforzo di aggiornamento e perfezionamento, ma non possiamo essere ancora tranquilli sul piano degli orientamenti generali né su quello della fluidità operativa del sistema di promozione della lingua e cultura italiana all’estero. Pende, infatti, un chiarimento sulla natura e l’autonomia degli enti promotori. Essi, nati su base comunitaria e con una funzione di servizio a beneficio delle famiglie degli emigrati, nei primi anni novanta sono stati indotti dal Ministero a trasformarsi in soggetti di diritto locale, con tutti gli obblighi che ne discendono di rispetto delle leggi del posto in cui operano. In sostanza, se ne richiede l’autonomia, anche laddove di fatto molti di essi vivono prevalentemente se non esclusivamente dei contributi ministeriali, spesso le regole cui gli enti devono attenersi in sede locale si differenziano e talvolta collidono con quelle che l’amministrazione italiana deve seguire.
In queste ultime settimane, abbiamo avuto esempi, nell’Europa comunitaria e nel resto del mondo, di enti costretti a dichiarare la propria liquidazione.
Vi sono poi persistenti preoccupazioni che riguardano la capacità del sistema centrale di far fronte in termini temporali, a causa del fitto reticolo amministrativo e dei controlli, alle esigenze di normale funzionamento degli enti che gestiscono all’estero la formazione italiana. Anche questo crediamo sia un tema da consegnare con urgenza, in sede di Governo e di Parlamento, a chi ha la responsabilità di riorganizzare la pubblica amministrazione. Sapendo che in questo modo, l’Italia non può affrontare la competizione linguistica che è in corso a livello internazionale.
Accenno, infine, anche ad un’altra questione, apparentemente minore ma nodale ai fini del buon funzionamento del sistema, di cui per altro parleremo affrontando il punto all’ordine del giorno. Il Decreto 64 ha sancito la divisione del personale comandato presso il MAECI, altamente qualificato, che presiedeva alla gestione amministrativa del sistema di promozione. Oggi, a fronte delle nominali 50 unità degli anni passati, ci troviamo con 23 funzionari che dovrebbero fare le stesse cose, in una prospettiva anzi di crescita e qualificazione dell’intervento. Chiediamo di discutere subito questa purtroppo ineludibile emergenza e di trovare soluzioni compatibili con le necessità degli operatori e degli utenti.
Quanto alla rete diplomatico-consolare, siamo costretti a reiterare la constatazione che persiste l’insufficienza del numero dei funzionari nelle Ambasciate, nei Consolati, negli Istituti di cultura, anche a cause dei tagli al bilancio del Ministero degli Affari Esteri. Il CGIE chiede di essere coinvolto nella definizione delle iniziative tese a ovviare a questa situazione e nella scelta dei criteri per le assegnazioni dei 150 impiegati di ruolo e delle 100 unità di personale da assumere in loco, per garantire una presenza adeguata nei Paesi di grande emigrazione italiana nonché in quelli fondamentali per la politica estera dell’Italia.
Nell’ultimo scorcio della precedente consiliatura il CGIE ha iniziato a dialogare con il Ministero del Lavoro in materia di nuova emigrazione, proponendo l’istituzione di un tavolo permanente CGIE, NinLav e Maeci per individuare misure di orientamento ai nuovi emigrati che riducano i rischi di marginalità e precarietà che riguardano ormai anche famiglie con figli al seguito. Ai fini della valorizzazione della presenza dei giovani italiani nel mondo il CGIE auspica lo sblocco del programma di formazione a cura del MinLav, fermo da circa 10 anni.
Il CGIE dedicherà una sessione delle prossime plenarie alla nuova mobilità e alle giovani generazioni, organizzando un convegno che sarà ospitato dalla città di Palermo.
A novembre del 2018 il CGIE realizzerà un convegno delle Donne italiane in Emigrazione, a vent’anni di distanza del primo seminario, incentrandolo sui tre punti della Leadership e rappresentanza; Donne in movimento: nuove professionalità o antichi mestieri. Successivamente il CGIE parteciperà ad un Convegno sul turismo culturale e di ritorno organizzato dalla Regione Lucania, nel corso del quale i Consiglieri del CGIE saranno nominati Ambasciatori della città di Matera, città della cultura europea per il 2019.
Abbiamo avviato i lavori preparatori alla celebrazione dell’Assemblea Plenaria della Conferenza permanente Stato Regioni Province Autonome CGIE, che dovrà essere convocata dal Presidente del Consiglio per definire le politiche per gli italiani all’estro nel prossimo triennio.
Infine, a un quarto di secolo di distanza dall’ultima Conferenza sull’Informazione, il CGIE sta preparando una Conferenza dell’Informazione e Comunicazione per gli italiani all’estero anche per sottolineare la necessità che siano riconosciuti e sostenuti i nuovi modi in cui le notizie possono essere trasmesse agli italiani nel mondo attraverso gli strumenti elettronici.
Infine, tenendo conto della calendarizzazione delle Elezioni europee, il CGIE si farà promotore della terza riunione dell’Europa in movimento che raccoglie tutti gli organismi omologhi al nostro per definire l’ampliamento e la fruizione delle politiche e delle iniziative europee a tutti i cittadini italiani e degli altri Paesi della Unione Europea ovunque vivano nel mondo.
Abbiamo molto da fare e siamo convinti che questo nuovo CGIE, in tutta umiltà, sia pronto ad affrontare le sfide che ci attendono con intelligenza, correttezza e pragmaticità, con l’aiuto di tutti gli stake-holders dell’emigrazione, istituzionali, pubblici, privati e diretti interessati. Diamo inizio ai lavori. Grazie.