Che cosa resta e a cosa è servito il sacrificio di Marcinelle?
La simbologia della Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo trova il culmine della sua esegesi nella tragedia avvenuta nella miniera di carbone “Bois du Cazier” a Marcinelle in Belgio, l’8 agosto del 1956, nella quale persero la vita, soffocati dall’ossido di carbonio e circondati dalle fiamme dell’incendio scoppiato in uno dei pozzi, 262 minatori. Di questi, 136 erano emigranti italiani. Dal 2001 questa ricorrenza concepisce “istituzionalmente” il valore del lavoro italiano nella sua accezione sociale, afferma il principio fondativo della nostra Carta costituzionale e porta a sintesi quanto di più dignitoso esprime la forza produttiva del nostro Paese, per coinvolgerla manifestamente nello sviluppo e nella forma più avanzata di società.
Che cosa resta di Marcinelle, a oltre settant’anni di distanza, del sacrificio di tante vite; di quelle ansimanti e lunghissime ora d’attesa davanti ai cancelli della miniera; dei lunghi sospiri e preghiere di speranza di moglie ansiose, di figli imprecanti a figure sacre; di dialetti e di lingue diverse che traducevano domande e risposte attraverso la cupa tristezza degli occhi; di quella profondità di sentimenti e di progetti di giovani famiglie infranti dalla forza della natura; di quello spirito operaio di lavoratori originari di diversi paesi europei, ritenuti a ragione precursori dell’integrazione europea; dell’assenza delle istituzioni italiane impreparate a gestire l’emergenza di quel deal realizzato con il Belgio: scambio forza lavoro / materie prime, che successivamente avrebbe contribuito a far da volano al boom economico della Penisola?. Il baratto lavoro-carbone tra il nostro Paese e il Belgio contribuì a far progredire i due paesi e a creare sviluppo, innovazione e istituire diritti sociali, indispensabili a modernizzare quelle società messe in ginocchio dal secondo conflitto mondiale.
A cosa è servita la tragedia di Marcinelle e delle tante, troppe disavventure successe all’estero e in Italia, che hanno profondamente segnato le sorti del nostro Paese? E’ opportuno riflettere sul tema del lavoro, sugli aspetti umani e sociali succeduti a tali disgrazie. Pensare a come sarà il lavoro domani e come potremmo renderlo più giusto, equo e qualificante?. Come tutelarlo e garantirlo dalle circostanze di nascita, di famiglia, di cultura, di luoghi che ne condizionano la fruibilità?. Oggi, come allora, non si esce dalla crisi allargando le maglie dell’emigrazione, senza affrontare la questione di un nuovo modello sociale, senza regolare un diverso rapporto tra società, economia e politica, senza dar voce alla nuova umanità.
Il nostro paese sta uscendo da una pesante crisi economica, che nell’ultimo decennio ha attraversato il nostro continente. Alto resta il rischio che le diverse combinazioni elettorali prendano il sopravvento sul senso della politica, e, che le soluzioni dominati si riducano a un flatus vocis, mentre per rifare grande il nostro Paese, oggi, occorrerebbe prendere decisioni capaci di costruire un futuro comune, gestire i bisogni collettivi e creare un’idea di società che valorizzi le differenze e promuova pari opportunità. Così si attutirebbe anche l’esodo di massima, che è ripreso in maniera galoppante e riproduce quel déjà vu a noi famigliare.
Marcinelle è servita a farci rendere conto che è nata una nuova questione sociale, ampliata a livello continentale, molto diversa da quella classica, che archivia il dualismo lavoro – impresa e si riproduce sull’integrazione europea. Con la mondializzazione dell’economia e del profitto, il mondo occidentale deve riconoscere il lavoro quale luogo della realizzazione dell’individuo non solo come soggetto sociale ma anche come fondamento della cittadinanza.
Il Consiglio Generale degli italiani all’estero onora la ricorrenza della giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo, si unisce al ricordo di tutti i connazionali caduti sul lavoro in patria e all’estero e con responsabilità e commozione rivolge l’invito ai Comites, alle Associazioni e alle organizzazioni italiane nel mondo a diffondere il valore della ricorrenza, invitandoli a tenere vivo il dettame del I° articolo della Costituzione italiana che recita: “la Repubblica italiana è fondata sul lavoro, come diritto insopprimibile dell’uomo”.
Michele Schiavone