ROMA\ aise\ – Salvare la rappresentanza degli italiani all’estero, alla luce del passaggio alla Camera – il secondo – della riforma costituzionale che prevede il taglio del numero dei parlamentari, e con uno sguardo ai giovani che tra poco più di un mese si riuniranno a Palermo. Loro, il futuro delle comunità, che attraverso Comites e Cgie – che verranno rinnovati nel 2020 – potrebbero essere i nuovi rappresentanti dei quasi sei milioni di italiani iscritti all’Aire.
Queste, in sintesi, le priorità del Consiglio generale degli italiani all’estero, il cui Comitato di presidenza ha concluso oggi alla Farnesina una tre giorni impegnativa, fatta di confronti con Governo e Farnesina, incontri in Parlamento e focus su dossier caldi come Venezuela, Brexit e Sud Africa.
A parlarne ai giornalisti oggi pomeriggio nella Sala Zuppetti del Maeci il segretario generale Michele Schiavone con i vice segretari Silvana Mangione e Giuseppe Maggio e il consigliere Riccardo Pinna.
Taglio dei parlamentari. “Abbiamo incontrato il presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, Brescia, e la relatrice del provvedimento in Commissione”, ha detto Schiavone. “Abbiamo sollecitato a Brescia la nostra preoccupazione per il taglio”, da 18 a 12 parlamentari, “passato in Senato”; una riduzione che “porta ad una atomizzazione della rappresentanza, in un momento in cui il numero degli italiani all’estero cresce esponenzialmente”.
La proposta del Cgie è stata quindi quella di “aggiungere il numero degli eletti all’estero a quello dei parlamentari nazionali”, che così diventerebbero 400 eletti in Italia “più” 12 eletti all’estero alla Camera, 300 senatori “nazionali” più i 6 eletti all’estero.
Il Cgie “non è contrario alla limatura del numero totale dei parlamentari”, ma ci tiene anche a ricordare che “la democrazia non va quantificata economicamente, vanno rispettati i diritti di tutti, anche quelli di chi non vive sul territorio, come i quasi 6 milioni di iscritti all’Aire, cui si deve aggiungere 1 milione di temporaneamente all’estero. Senza contare i 150 milioni di italici nel mondo”. il Cgie, ha confermato Schiavone, “verrà ascoltato anche alla Camera durante i lavori della Commissione. L’incontro di oggi era, appunto, preparatorio in tal senso”.
In questa occasione, è stato ricordato che “il numero di 18 eletti all’estero fu già nel 2001 frutto di un compromesso al ribasso”.
“Noi”, ha aggiunto Schiavone, “pensiamo che, nell’ambito della proposta di riforma, si possa fare un distinguo per gli eletti all’estero”; inoltre, “andrebbe modificata la legge elettorale, per eliminare la possibilità di candidarsi nella circoscrizione estero anche ai residenti in Italia”, come previsto dal Rosatellum bis.
D’altronde, ha aggiunto Silvana Mangione, “la circoscrizione estero sta nella Costituzione: l’idea di aggiungere i 12 deputati ai 400 nazionali non tocca nessuno “scranno”, e, al contempo, ribadirebbe che la circoscrizione estero rappresenta una parte d’Italia che, ricordiamolo, ha un rapporto diverso tra elettore ed eletto”. La legge Tremaglia, infatti, prevedeva che i candidati dovessero risiedere almeno da tre anni all’estero; senza dimenticare che i connazionali votano con le preferenze. Dunque gli eletti all’estero hanno una sorta di “mandato diretto e territoriale”. In questo senso, “non è incomprensibile né irrealizzabile avere i 200 più 6 al Senato e i 400 più 12 alla Camera”. In questo modo, poi, si manterrebbe un rapporto eletto-elettore “umano”: “avere 4 senatori eletti all’estero, significherebbe che ognuno di loro rappresenterebbe 1milione e 400mila persone sparse su territori 50 volte l’Italia”.
Ad “allarmare” il Cgie, ha detto ancora Schiavone, “è la percezione” che si ha di questa rappresentanza. Durante l’esame del ddl in Senato, “siamo stati infastiditi dalla mancanza di ascolto e umiliati da quanto emerso nel dibattito parlamentare”, occasione in cui il relatore Calderoli ha ammesso che, fosse stato per lui, avrebbe eliminato del tutto gli eletti all’estero. Concetti “infantili, umilianti, che rasentano il razzismo”. “Un’onda – ha commentato Schiavone – che si sta propagando nel mondo e che percepiamo sulla nostra pelle. C’è da domandarsi se il nostro Paese oggi è questo qui. Perchè noi abbiamo un’immagine diversa dell’Italia”.
Si tratta, ha osservato Pino Maggio, di “sensazioni che viviamo quotidianamente nei Paesi dove risiediamo”.
Sensazioni che potrebbero influire sull’amore per il Paese d’origine, ha aggiunto Mangione.
Considerare un’aggiunta la compagine degli eletti all’estero significherebbe non solo “salvare” gli scranni nazionali, ma anche ragionare sugli italiani all’estero come “ventunesima regione d’Italia”. come, ha ricordato il vicesegretario, “tentammo di fare già prima del 2001”, ma senza successo, perché già allora la politica italiana si dimostrò “provinciale, chiusa intorno al proprio ombelico”.
Un “peccato originale” per Riccardo Pinna di cui si sono macchiati “tutti i partiti. Noi – ha tenuto a precisare – non vogliamo ostacolare la riduzione dei parlamentari, siamo i primi a dire che il numero è mastodontico”, ma “già il numero di 18 eletti all’estero fu un compromesso: ne chiedemmo 26, ci siamo accontentati pur di essere rappresentati”. Senza contare i tagli negli altri livelli di rappresentanza, a cominciare dal Cgie, “passato da 94 a 63 consiglieri, grazie al governo precedente. Se l’intenzione è quella di non metterci in condizione di lavorare, dov’è il risparmio? Il mondo è cambiato, non ci sono più le associazioni del piccolo paese, cambia il modo di comunicare tra i connazionali, l’Italia vuole davvero rinunciare a un “esercito” di volontari per non mantenerne 18 parlamentari?” e a quanto la loro presenza nel mondo significa, in termini di fatturato, si è chiesto Pinna, pronto anche a lanciare un boicottaggio di prodotti italiani se la riduzione dei parlamentari diventasse realtà.
Un taglio, che potrebbe far disamorare dell’Italia i giovani che il Cgie ha chiamato a raccolta a Palermo dal 16 al 19 maggio: quattro giorni in cui si farà sintesi di un percorso durato due anni, ha detto Schiavone. Presenti al Seminario – ad oggi – 101 ragazzi, il 40% donne, 60% uomini, ma è un numero destinato a salire. Il programma “è definito”, grazie al lavoro della 7° Commissione. La prospettiva “è creare una rete di relazione tra giovani”. Tra i panel che li impegneranno il Cdp “ne ha proposto uno proprio sulla rappresentanza, con i giovani eletti all’estero”.
In fondo, ha ricordato Pinna, “nel 2008 proponemmo la conferenza mondiale a Roma perchè nel 2009 ci dovevano essere le nuove elezioni dei Comites. Speravamo di coinvolgere i giovani, che erano pronti. Poi vari governi ci hanno tradito e quei giovani sono diventati “vecchi”. Ora ci riproviamo: nel 2020 ci sono le elezioni dei Comites e speriamo che loro entrino in queste istituzioni e poi, chissà, in Parlamento. Speriamo che i Governi non ci tradiscano ancora”.
Anche di questo si parlerà a Palermo, dove non si terrà la plenaria del Cgie, come ipotizzato in passato. Il Consiglio generale tornerà a riunirsi a luglio, alla Farnesina, come da tradizione.
Il fronte – europee. “L’Amministrazione ci ha detto che quest’anno verranno allestiti il 40% dei seggi in meno”, ha detto in proposito Maggio. “Questo ovviamente comporterà una riduzione della partecipazione”. Dunque il Cgie si impegnerà in una “campagna di sensibilizzazione”, presso i connazionali affinchè “vengano votati i candidati italiani nei diversi paesi Ue”.
D’altra parte, ha ricordato Schiavone, “da decenni il Cgie ritiene superata questa idea di partecipazione alle europee, per via della cittadinanza europea. Ci sono tanti italiani candidati nelle liste dei partiti europei”.
Il Cgie, ha aggiunto Maggio, “ha acquisito la soluzione del Parlamento Ue che prevede anche il voto per corrispondenza e il voto elettronico”; senza dimenticare, ha aggiunto Mangione, “una raccomandazione europea del 2007, ripresa l’anno scorso, con cui l’Ue chiede agli Stati membri di allargare il voto anche ai cittadini extra ue”.
Lingua e cultura. “Abbiamo parlato di strategia integrata e della revisione della circolare 13 che aspettiamo da anni”, ha informato Mangione. “Ci hanno assicurato un iter di completamento rapido” tanto che “alla plenaria di luglio dedicheremo una giornata alla bozza definitiva della circolare 13”.
Quanto alle risorse, Schiavone ha ricordato che “il Fondo speciale destinato a lingua e cultura è stato promosso nel 2016: ha una copertura di 4 anni dunque terminerà nel 2020. Da lì vengono i 50 milioni di euro a bilancio quest’anno, che il Maeci dovrà investire. Siamo preoccupati su ciò che accadrà dopo il 2020. Per questo sollecitiamo il Governo a dare indicazioni in proposito per dare seguito a questa proposta”.
Conferenza Stato Regioni Province Autonome Cgie. È l’altro grande appuntamento, atteso da anni: “la conferenza non si riunisce dal 2009 e per legge dovrebbe esserlo ogni 3 anni”, ha ricordato Mangione. “Abbiamo scritto al Presidente del Consiglio, che presiede la conferenza, per sollecitarne la convocazione. Su questo tema abbiamo trovato assistenza sia dalla Dgit che dalla Dgsp. Questo organismo potrebbe davvero raccogliere le fila di quanto sta accadendo e prevedere cosa fare nel futuro per evitare la chiusura del Paese che stiamo sperimentando. Sono certa che verrà convocata, dovremmo tenerla a novembre di quest’anno”, ha aggiunto Mangione. “Sarà l’ultimo atto di questo Cgie, perché se ad aprile 2020 verranno rinnovari i Comites, a settembre dell’anno prossimo si avrà un nuovo Consiglio generale. Certo è che non commetteremo l’errore di lasciare uno spazio vuoto, come nel 2015, con un solo Cdp in 12 mesi.
Cittadinanza e lingua italiana. Il Cdp ha discusso anche dell’attuazione delle nuove norme in materia di cittadinanza introdotte dal decreto-sicurezza: “prevedere la conoscenza della lingua è un’idea ottima”, ha detto Mangione, “ma non siamo stati consultati, nemmeno il Maeci aveva visto il testo della norma. Non c’è stata alcuna preparazione, quindi nessuna informazione e chi, non sapendolo, ha presentato domanda il 5 dicembre (cioè il giorno dopo l’entrata in vigore del decreto – ndr) senza requisito ha dovuto ripartire da zero”.
La certificazione della conoscenza dell’italiano, ha ricordato Mangione, “è demandata soltanto a 4 enti: la Stranieri di Siena, la Stranieri di Perugia, la Dante Alighieri e Roma Tre. Ma la certificazione va fatta sul territorio. Negli Usa, l’unica sede che può certificare è la Dante di Boston. E chi sta a San Francisco cosa dovrebbe fare?”, si è chiesta Mangione. La proposta del Cgie, quindi, è quella di “intervenire per informare la gente all’estero” e soprattutto “per creare uno spazio di transizione”, chiarendo poi una volta per tutte se la certificazione verrà chiesta anche a chi ha presentato domanda prima del 4 dicembre.
Enti gestori e Comites. “L’Amministrazione ci ha assicurato che la prossima settimana pubblicherà i fondi destinati agli enti gestori”, ha detto Mangione. Quanto ai Comites “anche nelle assegnazioni che hanno tenuto conto dei nostri suggerimenti vi sono discrepanze di vario genere; non si possono applicare solo criteri oggettivi”, come l’ampiezza del territorio, i numero di iscritti Aire, compensazioni e valuta, “perché non sempre questi criteri sono applicabili ugualmente in tutte le realtà. Potrebbe essere ripreso il concetto di valutazione soggettiva almeno per il 5% del contributo come riconoscimento per il Comites che lavora bene. La verità è che abbiamo chiesto fondi sufficienti per farli funzionari tutti, ma non ci sono”.
Rai Italia. “Il Cdp è stato intervistato a “L’Italia con voi”: abbiamo visto una collaborazione e un’accoglienza mai avuta e ci fa ben sperare”, ha detto Pinna. Alla rai, ha aggiunto Mangione, “abbiamo chiesto una rubrica di educazione civica e anche una rubrica per il Cgie, una volta a settimana dentro “L’Italia con voi”. Andare in tv è stato interessante, abbiamo tentato di presentare il Consiglio e le sue funzioni, speriamo di esserci riusciti”.
I dossier aperti. Tra i fronti caldi, la Grane Bretagna, il Venezuela e il Sud Africa. Sul primo punto, il Cdp ha ascoltato una ampia e dettagliata relazione dal Consigleire Billè via skype; sul Venezuela, dove la situazione rimane drammatica, il Cdp ha fatto il punto sull’azione della Farnesina e delle Regioni; al consigliere Pinna, infine, è toccato il compito di illustrare la situazione in Su Africa. (manuela cipollone\aise)