Il Consigliere del CGIE Luigi Billè racconta gli ultimi passaggi nella Camera dei Comuni della Gran Bretagna sulla Brexit. Le conseguenze per la comunità italiana e il lavoro svolto dalle nostre rappresentanze istituzionali e civiche.
Il sipario sulla fantomatica opera “Brexit” tarda a calare. Con il voto finale di ieri sera la Camera dei Comuni della Gran Bretagna ha deciso di chiedere all’Ue un rinvio “breve” della Brexit al 30 giugno.
Ma andiamo con ordine. Martedì 12 marzo il voto contrario sull’accordo di recesso proposto al Parlamento Britannico dal Primo Ministro Theresa May, si è inesorabilmente consumato per la seconda volta, malgrado gli ultimi sforzi di negoziazione compiuti dalla May con l’Unione Europea e i gruppi parlamentari di Governo.
Qualche ora prima del voto, la stragrande maggioranza dei Tory Brexiteers e il gruppo parlamentare dei “Loyalists” dell’Irlanda del Nord del DUP e Geremy Corbyn, leader del Partito Laburista, avevano chiaramente espresso la loro volontà di votare contro l’accordo della May, nonostante le sue rassicurazioni sul compromesso raggiunto all’ultimo momento a Bruxelles con Junker sul cosiddetto Backstop, ovvero sulle restrizioni di transito tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica Irlandese.
LE RIPETUTE SCONFITTE DI TERESA MAY
Purtroppo gli ultimi sforzi compiuti dalla May non hanno dato frutti aspettati e le nuove concessioni di Bruxelles sul Backstop sono state ritenute non soddisfacenti dalla maggioranza dei parlamentari della House of Common e, pertanto, la proposta d’accordo di recesso è stata nuovamente rigettata.
La formalità del voto: 391 parlamentari contrari e 242 favorevoli. L’esito e la portata della sconfitta hanno definitivamente decretato la fine dell’accordo di recesso del Primo Ministro Theresa May. Il primo voto di fiducia sull’accordo del 15 Gennaio scorso era stato rigettato con 230 voti di differenza, mentre quello di martedì sera è stato respinto con 149 voti di differenza.
Il giorno successivo, mercoledì 13 marzo, si è svolta un’altra votazione su una mozione parlamentare, accolta, che chiedeva al Governo di escludere l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea senza un accordo (no-deal).
Infine, ieri pomeriggio, giovedì 14 marzo, a Westminster il Parlamento britannico ha deciso di chiedere all’Ue un rinvio a breve della Brexit dal 29 marzo al 30 giugno con l’obiettivo di riproporre per la terza volta il voto di ratifica dell’accordo di divorzio raggiunto con Bruxelles a novembre e già bocciato 2 volte. In conseguenza di ciò, adesso è possibile una soluzione che dia più garanzie al Backstop e ai diritti acquisiti dei cittadini europei residenti in GB.
CONSEGUENZE PER LA COMUNITÀ ITALIANA
Per quanto riguarda la comunità Italiana e il sistema Paese presenti in Gran Bretagna, occorre rilevare gli sforzi di miglioramento delle attività svolte dalle nostre sedi diplomatico consolari che stanno affrontando, in questi ultimi due anni e mezzo di Brexit, la transizione con insufficienti risorse in relazione alla richiesta, in continuo aumento, di servizi pubblici da erogare.
L’Ambasciata, sempre in prima linea partecipando ai tavoli di lavoro con gli altri partners europei e l’Home Office Britannico, ha aperto canali informativi online e diretti con le rappresentanze territoriali, per tenere aggiornata la comunità italiana. La rete consolare, costituita dai due Consolati Generali di Londra ed Edimburgo supportati dalle loro rispettive reti di sedi onorarie, malgrado la carenza di risorse sta migliorando il sistema:
– di “appuntamento” per la richiesta dei servizi;
– d’iscrizione all’AIRE, con l’introduzione del nuovo portale per i servizi anagrafici Fast it;
– di capillarizzazione territoriale degli strumenti di rilevamento dei dati biometrici dei connazionali richiedenti passaporto.
IL LAVORO DELLE RAPPRESENTANZE ISTITUZIONALI CIVICHE E PATRONALI
La rete di rappresentanza civica istituzionale, composta dai tre Comites di Londra, Manchester ed Edimburgo e i due rappresentanti del CGIE, sta, assieme alla rete di Patronati e Associazioni civiche, cercando di articolarsi con più incisività nel territorio per dare assistenza dove possibile, nei limiti della loro costituzione di tipo volontaria e priva di retribuzioni.
I tre Comites hanno svolto un’enorme mole di lavoro informativo attraverso svariate riunioni, con le comunità Italiane sparse in tutto il territorio Britannico, e l’utilizzo di internet social e le principali fonti di informazione locali come giornali, riviste, TV e radio.
A seguito e grazie a questo continuo e coordinato lavoro informativo svolto dalle istituzioni diplomatico-consolari e civico-territoriali, la comunità Italiana è generalmente abbastanza informata particolarmente sui riferimenti normativi per il possesso di permesso di residenza in Gran Bretagna che si deve richiedere.
I PERMESSI DI RESIDENZA IN GRAN BRETAGNA
– Chi è in possesso di un permanent residence/indefinite leave to remain precedente o antecedente il 1988, può aggiornarlo con il rilascio della carta d’identità biometrica (Permesso di residenza permanente riferito a normativa Britannica vigente) o convertirlo in Settled Status (Permesso di residenza permanente nato dall’accordo con l’Unione Europea).
– Chi ha maturato i cinque anni di residenza permanente e ancora non è in possesso di cittadinanza o altri eventuali documenti d’Identità rilasciati dalle autorità Britanniche, potrà fare richiesta di un Settled Status.
– Chi non ha maturato cinque anni di residenza, può fare richiesta di Pre-Settled Stautus fino al compimento della data prevista per il conseguente aggiornamento a Settled Status.
Noi consiglieri del CGIE stiamo cercando di muoverci assieme in una nuova dinamica funzionale, facendo una cernita delle aspettative della comunità. Non è sempre facile ma, in ogni caso, ci stiamo impegnando e continueremo a dare assistenza e informazioni richiesteci dove possibile.
ITALIACHIAMAITALIA 15 marzo 2019