Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati – 3 Aprile 2019

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Intervento del prof. Marco Galdi nel corso dell’audizione del Dott. Michele Schiavone, Segretario generale del Consiglio Generale degli Italiani all’estero.

Esame delle proposte di legge costituzionale C. 1585 Cost. approvata dal Senato, e C. 1172 Cost. D’Uva, recanti “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari” e della proposta di legge C. 1616, approvata dal Senato, recante “Disposizioni per assicurare l’applicabilità delle leggi elettorali indipendentemente dal numero dei parlamentari”

Onorevole Presidente ed onorevoli Deputati,
la proposta di revisione costituzionale oggi all’attenzione della Commissione prevede, com’è noto, una riduzione del numero dei parlamentari e la proporzionale riduzione degli eletti nella circoscrizione Estero, che passerebbero complessivamente dagli attuali 18 a 12 (otto deputati e quattro senatori).

Intervengo su richiesta del Segretario generale del Consiglio Generale degli Italiani all’estero (CGIE), dott. Michele Schiavone, riportando brevi riflessioni su questo specifico punto.

Prendo le mosse dall’audizione che in questa sede ha svolto, lo scorso 28 marzo, il Prof. Massimo Luciani, per condividere l’idea dallo stesso espressa – ed ampiamente argomentata – circa la necessità di procedere ad un “taglio” meno drastico del numero dei parlamentari (posizione peraltro espressa in vario modo nel corso di altre audizioni agli atti della Commissione).

In particolare, però, condivido la considerazione dell’eccessiva riduzione del numero dei parlamentari eletti nella Circoscrizione Estero (punto 2.1. della relazione Luciani).

Delle soluzioni prospettate dall’eminente collega, la prima, consistente nel lasciare invariato il numero dei parlamentari eletti nella Circoscrizione Estero, appare a mio giudizio certamente preferibile, nella misura in cui consente di valorizzare adeguatamente l’apporto che i nostri connazionali, che sempre più numerosi si trasferiscono all’estero per ragioni di lavoro, possono dare per il tramite dei propri rappresentanti in seno al Parlamento, all’affermazione, in un mondo ormai globalizzato, degli interessi nazionali italiani.

La soluzione paventata dallo stesso Luciani, invece, di eliminare del tutto la Circoscrizione Estero, non sembra condivisibile in quanto, da una parte, si tratterebbe di incidere anche sull’art. 48, comma 3 Cost., disposizione allo stato estranea alla proposta revisione costituzionale; dall’altra si annullerebbe ex abrupto una conquista di recente ottenuta e frutto di un lungo, tortuoso ed ampiamente condiviso percorso parlamentare.

Peraltro, l’orientamento fino ad oggi rilevabile nel dibattito parlamentare in corso tende a conservare la composizione numerica specificamente individuata da singole disposizioni costituzionali, a partire dai cinque senatori a vita di nomina presidenziale (per i quali, pure, l’art. 3 della P.d.L. 1585 opera come interpretazione autentica dell’art. 59 Cost.) e dal numero dei rappresentanti delle regioni nel Collegio chiamato all’elezione del Presidente della Repubblica: ne discende che anche l’indicazione di dodici deputati (art. 56 Cost.) e di sei senatori  (art. 57 Cost.) eletti nella Circoscrizione Estero può essere conservata, senza per questo alterare eccessivamente il sistema.

D’altronde, applicandosi la riforma proposta, lo squilibrio nella rappresentanza dei cittadini residenti all’estero rispetto a quelli residenti in Italia diventerebbe insostenibile: un deputato eletto in Italia rappresenterebbe 150.000 abitanti, uno eletto all’estero 700.000 iscritti AIRE; un senatore eletto in Italia poco oltre 300.000 abitanti, uno all’estero oltre 1 milione e 400 mila iscritti AIRE (con riferimento alle elezioni del 2018, il deputato eletto in Italia rappresenta oggi in media 96.000 cittadini, l’eletto all’estero 400.000 iscritti AIRE; il senatore eletto in Italia rappresenta in media 192.000 cittadini, l’eletto all’estero 800.000 cittadini iscritti AIRE:  i dati sono tratti dal Dossier del 16 ottobre 2018 sulla Riduzione del numero dei parlamentari, A.S. n. 214; n. 515; n. 805).

Sembra, peraltro, indubbio che questo rapporto sia destinato ad aggravarsi ulteriormente: dal 2006 a oggi, la base elettorale in Italia è andata calando, mentre quella degli iscritti all’AIRE è aumentata del 60% circa e continua a crescere a causa di flussi di emigrazione stabile, cui si aggiungono gli italiani temporaneamente all’estero, anch’essi in costante aumento.

A ciò va aggiunto che l’approccio adottato dalla proposta in esame, consistente nell’operare un taglio lineare dei parlamentari a partire dalle previsioni numeriche contenute negli artt. 56 e 57 Cost., non appare coerente con la previsione di cui all’art. 48, comma 3, Cost., che afferma il principio di effettività del diritto di voto dei cittadini residenti all’estero, istituendo, “a tal fine” la circoscrizione Estero per l’elezione delle Camere. Per un verso, infatti, il principio di effettività come compito del legislatore ordinario, sta ad indicare la necessità di prevedere meccanismi elettorali alternativi che facilitino l’esercizio del diritto di voto al di fuori del territorio nazionale, dove è praticamente impossibile assicurare la predisposizione capillare di seggi elettorali (voto per corrispondenza). Per altro verso, però, l’effettività va anche intesa come principio ispiratore della norma costituzionale che assegna i seggi alla circoscrizione Estero, di cui al secondo allinea dell’art. 48, comma 3 Cost., richiamando il legislatore al rispetto dell’effettiva proiezione delle intenzioni di voto degli elettori italiani residenti all’estero; con la conseguenza che detto principio verrebbe di fatto frustrato dalla riduzione significativa del numero dei parlamentari eletti nella circoscrizione Estero, che – come si è visto – risulta già esiguo in rapporto al numero degli aventi diritto al voto. Il principio di effettività, inoltre, risulterebbe compromesso anche per la circostanza che gli attuali sistemi proporzionali adottati nella circoscrizione Estero dovrebbero necessariamente, in considerazione dell’esiguità dei candidati, trasformarsi in sistemi elettorali di tipo maggioritario, con la evidente conseguenza che un numero estremamente consistente di suffragi, non risultati utili all’elezione, andrebbero del tutto dispersi. Detta circostanza, sul piano empirico, finirebbe inevitabilmente per incidere sulla partecipazione elettorale dei nostri connazionali residenti all’estero, recando un colpo mortale all’istituto così a lungo atteso e solo di recente conquistato.

Indubbiamente, quindi, approccio più rispettoso dell’art. 48 Cost., si avrebbe allorché la revisione costituzionale in esame valutasse di espungere del tutto il riferimento agli eletti nella circoscrizione Estero dal taglio lineare, in modo da prevedere in aggiunta al numero rideterminato dei deputati e senatori eletti nel territorio nazionale, il novero immutato dei deputati e dei senatori eletti all’estero.

Le brevi considerazioni che precedono sono rese nella profonda convinzione del valore straordinario che ha assunto, anno dopo anno, l’esperienza del voto riconosciuto ai nostri connazionali all’estero, consentendo esso il rafforzarsi di uno stabile legame con l’Italia, non percepita solo come terra di origine ma come Comunità nazionale alle cui sorti si continua ad essere legati ed al cui futuro si possa ancora contribuire da cittadini attivi.

Prof. Marco Galdi
Associato di Diritto Pubblico
Università degli Studi di Salerno
mgaldi@unisa.it