Il CGIE spiega il no al “taglio” dei parlamentari eletti all’estero

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All’audizione parlamentare in Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati il Segretario Generale del CGIE Michele Schiavone e il prof. Marco Galdi hanno precisato i motivi della contrarietà alla riduzione degli eletti nella Circoscrizione estero. I 12 deputati e i 6 senatori devono essere considerati aggiuntivi al numero di quelli eletti in Italia. Impegno del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero a promuovere una campagna di sensibilizzazione rivolta a tutti i deputati e agli operatori dell’informazione.

Mercoledì 3 aprile il Segretario Generale Michele Schiavone, Gianluca Lodetti, Carlo Ciofi e Franco Dotolo, in rappresentanza del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, accompagnati dal prof. di Diritto Pubblico all’Università di Salerno, Marco Galdi, si sono recati alla Camera dei Deputati per un’audizione parlamentare in Commissione Affari Costituzionali.

In ottemperanza alla propria attività istituzionale, la Commissione presieduta dall’Onorevole Giuseppe Brescia – nell’ambito dell’indagine conoscitiva circa le proposte di legge costituzionale (C. 1585 cost. approvata dal Senato, e C. 1172 cost. D’Uva) recanti “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari” e della proposta di legge C. 1616, approvata dal Senato, recante “Disposizioni per assicurare l’applicabilità delle leggi elettorali indipendentemente dal numero dei parlamentari” – ha convocato il CGIE per ascoltare il parere dell’organismo istituzionale preposto alla rappresentanza delle comunità italiane all’estero.

All’audizione, oltre ai parlamentari membri della Commissione, erano presenti gli onorevoli della Circoscrizione Estero Massimo Ungaro, Angela Nissoli Fucsia, Nicola Carè, Francesca La Marca,  Angela Schirò e una decina di deputati eletti nei collegi nazionali.

EQUILIBRIO E PARITÀ DELLA RAPPRESENTANZA
La proposta di revisione costituzionale all’attenzione della Camera dei Deputati, com’è noto, prevede una riduzione del numero dei parlamentari e la proporzionale riduzione degli eletti nella circoscrizione Estero, che passerebbero complessivamente dagli attuali 18 a 12 (otto deputati e quattro senatori).
Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero non è contrario a una riduzione del numero complessivo dei parlamentari italiani, ma esprime un parere nettamente negativo alla riduzione degli eletti nella Circoscrizione estero.
L’eventuale riforma della rappresentanza e del Parlamento dovrebbe avere per gli italiani all’estero un segno del tutto diverso: ristabilire quell’equilibrio e quella parità nei criteri di rappresentanza tra i cittadini, qualunque sia la loro residenza territoriale, che finora è stata negata.
Il professore Marco Galdi, nel suo intervento, ha sottolineato che, applicando la riforma proposta, lo squilibrio nella rappresentanza dei cittadini residenti all’estero rispetto a quelli residenti in Italia diventerebbe insostenibile: un deputato eletto in Italia rappresenterebbe 150.000 abitanti, uno eletto all’estero 700.000 iscritti AIRE; un senatore eletto in Italia poco oltre 300.000 abitanti, uno all’estero oltre 1 milione e 400 mila iscritti AIRE (con riferimento alle elezioni del 2018, il deputato eletto in Italia rappresenta oggi in media 96.000 cittadini, l’eletto all’estero 400.000 iscritti AIRE; il senatore eletto in Italia rappresenta in media 192.000 cittadini, l’eletto all’estero 800.000 cittadini iscritti AIRE:  i dati sono tratti dal Dossier del 16 ottobre 2018 sulla riduzione del numero dei parlamentari, A.S. n. 214; n. 515; n. 805).

NO AL TAGLIO LINEARE DEI PARLAMENTARI
Un rapporto destinato ad aggravarsi ulteriormente: dal 2006 a oggi, la base elettorale in Italia è andata calando, mentre quella degli iscritti all’AIRE è aumentata del 60% circa e continua a crescere a causa di flussi di emigrazione stabile, cui si aggiungono gli italiani temporaneamente all’estero, anch’essi in costante aumento.
A ciò va aggiunto che l’approccio adottato dalla proposta in esame, consistente nell’operare un taglio lineare dei parlamentari a partire dalle previsioni numeriche contenute negli artt. 56 e 57 Cost., non appare coerente con la previsione di cui all’art. 48, comma 3, Cost., che afferma il principio di effettività del diritto di voto dei cittadini residenti all’estero, istituendo, “a tal fine” la circoscrizione Estero per l’elezione delle Camere.
Anche la soluzione paventata da alcuni esperti, invece, di eliminare del tutto la Circoscrizione Estero, non è condivisibile in quanto, da una parte, si tratterebbe di incidere anche sull’art. 48, comma 3 Cost., disposizione allo stato estranea alla proposta revisione costituzionale; dall’altra si annullerebbe ex abrupto una conquista di recente ottenuta e frutto di un lungo, tortuoso ed ampiamente condiviso percorso parlamentare.
L’approccio più rispettoso dell’art. 48 Cost., si avrebbe allorché la revisione costituzionale in esame valutasse di espungere del tutto il riferimento agli eletti nella circoscrizione Estero dal taglio lineare, in modo da prevedere in aggiunta al numero rideterminato dei deputati e senatori eletti nel territorio nazionale, il novero immutato dei deputati e dei senatori eletti all’estero.

LA CIRCOSCRIZONE ESTERO AGGIUNTA AI COLLEGI NAZIONALI
La Circoscrizione Estero, creata con la riforma Costituzionale del 2000, risponde a due principi che non possono essere negati: il pieno esercizio dell’effettività del diritto di voto e di rappresentanza diretta dei cittadini italiani all’estero, e l’esigenza di non riversare all’interno dei Collegi elettorali italiani il voto di milioni di residenti all’estero che potrebbe di fatto condizionare o stravolgere le scelte locali.
La Circoscrizione Estero è stata quindi “aggiunta” alla mappa dei Collegi elettorali in Italia, mentre – del tutto contraddittoriamente – il numero dei rappresentanti eletti dagli italiani all’estero è stato “sottratto” al totale degli eligendi in Italia e sarebbe di nuovo “sottratto” al totale dei 200 senatori e 400 deputati previsto nel testo della modifica ora all’esame del Parlamento.
Pertanto ai previsti 200 senatori da eleggere in Italia aggiungere i 6 senatori eletti all’estero per formare un Senato di 206 persone e al numero di 400 deputati eletti in Italia aggiungere i 12 deputati eletti all’estero per costituire 412 scranni nell’Aula parlamentare.

MANTENERE SALDO IL LEGAME CON L’ITALIA
Il Segretario Generale del Cgie Michele Schiavone ha spiegato che tagliare gli eletti all’estero è una proposta soltanto aritmetica, ma non comprensibile dal punto di vista democratico. Si tratta di una gravissima lesione del principio di uguaglianza tra i cittadini sancito dall’articolo 3 della Costituzione (“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociali e sono uguali davanti alla legge”), e si creerebbe una profonda discrepanza nel rapporto numerico tra elettori ed eletti, relegando tutti i cittadini residenti fuori dai confini nazionali ad una condizione di inferiorità e marginalità.
Detta circostanza, sul piano empirico, finirebbe inevitabilmente per incidere sulla partecipazione elettorale dei nostri connazionali residenti all’estero, recando un colpo mortale all’istituto così a lungo atteso e solo di recente conquistato.
Il CGIE forte della sua autorevole rappresentatività delle comunità italiane sparse nei cinque continenti non lascia nulla d’intentato per convincere le istituzioni e il governo a stralciare dalla riforma costituzionale la riduzione dei parlamentari della Circoscrizione estero. Il destino del nostro Paese è legato, oggi più che nel passato, al filo diretto, rappresentato dal voto all’estero e dalla rappresentanza democratica, che tiene assieme gli italiani in patria con quel vasto universo di italiani e di italici nel mondo. Mantenere vivo e saldo quel legame contribuisce al rafforzamento degli interessi di natura economica e geopolitica e alla promozione del Sistema ltalia.
Il CGIE rivolge l’appello agli italiani all’estero e alle diverse organizzazioni presenti nei vari continenti a prendere iniziative variegate con un impegno articolato a sostegno della richiesta di aggiungere 12 deputati e 6 senatori alla proposta di legge che vorrebbe attribuire alle aule parlamentari 400 deputati e 200 senatori.