Le imminenti votazioni per il nuovo Parlamento europeo sono decisamente più sentite rispetto alle precedenti. Tre le modalità alternative di voto per i cittadini italiani residenti all’estero. L’auspicio che la partecipazione dei connazionali possa essere più sostanziosa rispetto a quelle delle elezioni degli ultimi anni. Gli obiettivi sui quali lavora il Consiglio generale degli italiani all’estero.
di Michele Schiavone*
Le imminenti elezioni europee oltre alla scelta dei 751 rappresentanti per il rinnovo del Parlamento serviranno ad indicare il Presidente della Commissione europea. Esse interessano i cittadini dei 28 Paesi che compongono l’Unione europea e tra loro anche i residenti nel Bel Paese ed i nostri connazionali che vivono all’estero.
Mentre in Italia, con l’avvicinarsi alla data delle urne stabilite per il 26 maggio, cresce la tensione politica tra i partiti per acquisire il consenso delle elettrici e degli elettori che parteciperanno alle elezioni, diverso è il clima per i cittadini italiani che vivono fuori dal nostro Paese.
Dei sei milioni di connazionali residenti all’estero oltre la metà vive in uno dei restanti 27 paesi che compongono l’Unione europea o in paesi europei non aderenti all’Unione, il resto invece è residente negli altri continenti.
Tutti loro godono degli stessi diritti e doveri come coloro che vivono in Italia e, quindi, sono potenziali elettrici ed elettori. A differenza delle elezioni legislative nazionali, per quelle europee sono previste altre forme di partecipazione.
VOTO IN ITALIA, NEGLI UFFICI CONSOLARI E ALLE LISTE LOCALI
Non essendo previsto il voto per corrispondenza, i cittadini italiani residenti all’estero possono partecipare alle elezioni del parlamento europeo con tre modalità alternative: recandosi in Italia presso il comune in cui hanno l’iscrizione all’Aire e usufruiscono delle agevolazioni di viaggio previste dalla legge; recandosi presso l’Ufficio consolare italiano di competenza nei quali sono allestiti circa 300 seggi (in questo caso viene consegnata all’elettore la scheda di una delle cinque circoscrizioni elettorali europee in Italia); scegliendo di votare la scheda nazionale e i candidati del paese europeo in cui si trovano (in tal caso devono formalizzare nei tempi previsti la richiesta per essere inclusi nell’elenco del comune estero di residenza).
Il sistema elettorale utilizzato dall’Italia per le elezioni europee penalizza quei cittadini italiani all’estero che scelgono di partecipare alle elezioni nei consolati sia per la scarsissima o quasi inesistente informazione sui programmi elettorali, sia per i pochissimi seggi, che li costringono spesso a compiere impegnativi spostamenti per esprimere il voto e, quindi, a disertare le urne.
Le basse percentuali di partecipazione, che vanificano le ingenti spese per la realizzazione della tornata elettorale, invece di spingere il governo a rivedere le modalità di voto e a promuovere nuove modalità per far aumentare la partecipazione ed estendere la democrazia di questa istituzione sovranazionale, diventano a posteriore argomenti tendenziosi per mettere in discussione il diritto di voto degli italiani all’estero.
DAL 2024 VOTO PER CORRISPONDENZA
Con molta probabilità sarà l’ultima volta che i cittadini italiani residenti nei paesi extra europei saranno penalizzati dall’attuale modalità di voto perché, per le elezioni del 2024, per tutti gli stati membri entrerà in vigore la nuova direttiva che impone di prevedere l’uso del voto per corrispondenza o telematico per i cittadini residenti in paesi terzi all’Ue e l’Italia dovrà adeguarsi.
Sono trascorsi tanti anni da quando il Consiglio generale degli italiani all’estero sollecita il Parlamento italiano a favorire la partecipazione attiva e passiva dei nostri connazionali residenti in Europa nei paesi di residenza.
I tempi sono maturi per questa nuova assunzione di responsabilità, che sostanzialmente rafforzerebbe l’identificazione dei cittadini verso le istituzioni europee, accrescendo lo spirito dei padri fondatori, che vollero un’Europa dei cittadini rappresentanti di Stati confederati. Con l’estensione della partecipazione anche alla vita politica si permetterebbe, de facto, a moltissimi italiani di partecipare alla vita attiva nei paesi di residenza e a far avanzare l’auspicato processo d’integrazione europea.
QUALE EUROPA, IMMIGRAZIONE, DIRITTI DI MOBILITÀ E CLIMA
Le prossime votazioni si preannunciano decisamente più sentite rispetto alle precedenti: come europei ci troviamo di fronte a molte sfide, dall’immigrazione ai cambiamenti climatici, dalla disoccupazione giovanile alla protezione dei dati e al riconoscimento dei diritti per i cittadini europei in movimento.
Quest’ultimo punto è l’obiettivo sul quale sta lavorando da tempo il Consiglio generale degli italiani all’estero. Con il voto del 26 maggio, potremo partecipare attivamente per scegliere in che modo affrontarle. Infine auspichiamo che la partecipazione degli italiani all’estero possa essere più sostanziosa rispetto a quelle delle elezioni degli ultimi anni.
Michele Schiavone
Segretario Generale CGIE