Italiani in Europa al voto con fatica nei pochi seggi!

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La cittadinanza dell’UE conferisce ad ogni cittadino dell’Unione il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali e alle elezioni del Parlamento europeo indipendentemente dal fatto che abbia la cittadinanza del paese dell’UE in cui risiede. Alle stesse condizioni dei cittadini locali.
Per gli italiani residenti nei 28 Paesi dell’Unione Europa ieri alle ore 17 sono iniziate le operazioni di voto per il Parlamento europeo per terminare nella giornata di oggi. A votare sono chiamati 1,7 milioni di cittadini nei 298 seggi elettorali allestiti dagli Uffici consolari. Un taglio del 50 per cento rispetto ai seggi per le precedenti elezioni del 2014.
Non siamo molto fiduciosi sulla partecipazione al voto dei nostri connazionali previsto nelle ambasciate e/o nei consolati o in seggi dislocati. Rispetto alla discussione incessante e animata avvenuta in Italia, all’estero la campagna informativa per chi ha scelto di votare per le liste di candidati italiani, salvo alcune sparute testimonianze, non c’è stata.
Al momento del voto il numero dei seggi è passato da quasi 600 nel 2014 a 237 e le sezioni a 468 (in un seggio possono esserci più sezioni), secondo le dichiarazioni del sottosegretario Manlio Di Stefano alla Camera dei deputati.

LE SEZIONI ELETTORALI NON SONO I SEGGI
La differenza tra seggio e sezione è sostanziale: il seggio è il luogo fisico dove si vota con scrutatori e presidente; la sezione è ciascuna delle circoscrizioni in cui è suddiviso il territorio ai fini dell’organizzazione delle elezioni. Quindi il riferimento è fatto ai seggi indicati nelle pagine web dei consolati o delle ambasciate per capire come sono state organizzate le operazioni di voto e le distanze che separano i seggi dalla residenza degli elettori e delle elettrici.
La situazione nei principali Paesi dell’Unione europea è variegata. In alcuni paesi estesi, come la Romania, sono stati allestiti solo due seggi, in altri dove le circoscrizioni consolari ricoprono aree geografiche proporzionalmente più ridotte, le distanze che gli elettori devono percorrere sono ugualmente impegnative e presuppongono delle spese significative.

INDAGINE PAESE PER PAESE
In Francia sono complessivamente 64 seggi. Nella circoscrizione consolare di Parigi sono stati allestiti 33 seggi, 4 nella circoscrizione di Nizza, 6 seggi nella circoscrizione di Marsiglia, 10 nella circoscrizione di Metz e 11 seggi nella circoscrizione di Lione.
Nel Regno Unito i seggi sono 33: nella circoscrizione consolare di Londra 28 e in quella di Edimburgo 5. In Belgio i seggi ci sono, ma quasi tutti a Bruxelles: ben 17 seggi allo Square in Rue Ravenstein e 14 all’Istituto di Cultura Italiano. Gli altri a Liegi, Mons e Charleroi. In Olanda sono stati allestiti 6 seggi. In Lussemburgo 4. In Spagna operano 7 seggi nella circoscrizione consolare di Madrid, tra i quali uno a Tenerife con tre sezioni, 7 seggi nella circoscrizione di Barcellona, da Valencia a Ibiza, da Alicante a Saragoza.
In Germania la ricerca è stata molto faticosa. Probabilmente è il paese dove il taglio dei seggi ha inciso maggiormente: da 110 a 61. A Berlino un solo seggio con 7 sezioni allestito nella sede dell’Ambasciata d’Italia. Nella circoscrizione consolare di Monaco di Baviera sono 9 i seggi. A Colonia 6. Cinque i seggi allestiti dal consolato di Dortmund.

IL TAGLIO DI 2 MILIONI
Il segnale del ridimensionamento della rete elettorale si è avuto nella manovra finanziaria varata nello scorso dicembre dal governo: risparmiare due milioni di euro riducendo il numero dei seggi con la conseguente assegnazione mediana da 1600 a 5000 elettori, ovvero un numero più elevato di elettori ed elettrici ad una sezione elettorale. Ciò comporta per i cittadini italiani di dover percorrere in media 200 chilometri per recarsi al seggio.
Sembra non essere di questo avviso il Direttore generale per gli italiani all’estero e le politiche migratore della Farnesina, Luigi Vignali, intervenuto ad un programma televisivo della Rai ha dichiarato: “Nonostante ci siano oggi meno sezioni elettorali rispetto alle precedenti elezioni, l’elettore potrà esercitare il suo diritto senza eccessivi oneri aggiuntivi”.
L’affluenza di cinque anni fa fu molto bassa: 83 mila votanti, il 5,92 per cento degli aventi diritto. Un calo significativo rispetto alle elezioni del 1999 quando si registrò una straordinaria partecipazione del 17,69 per cento.
Via via, nelle seguenti consultazioni il calo è stato costante e irreversibile e perciò il CGIE da anni chiede al governo di riconsiderare le modalità di voto per agevolare e facilitare la partecipazione attiva dei cittadini italiani all’estero alla scelta dei rappresentanti nel parlamento di Strasburgo e Bruxelles. Una maggiore partecipazione alle elezioni europee rafforzerebbe il senso della rappresentanza delle istituzioni e farebbe aumentare nei cittadini il senso e il sentimento di cittadinanza.

UNA SERIA RIFLESSIONE
A questo riguardo lo stesso Parlamento europeo ha approvato una direttiva per permettere ai cittadini europei residenti fuori dal proprio paese di partecipare attivamente alle elezioni mediante voto per corrispondenza o voto elettronico entro il 2025.
Occorrerà sollecitare il parlamento italiano e avviare una seria riflessione su questo fenomeno per rivedere le modalità di voto e di partecipazione affinché il processo di democratizzazione della rappresentanza diventi tangibile ed effettivo.
Un’eventuale bassa partecipazione al voto estero non si giustificherebbe con l’opzione del voto alle liste locali dei paesi dove vivono i nostri connazionali.
Intanto nel Regno Unito si sono registrate molte difficoltà per gli stranieri che hanno cercato di votare alle elezioni europee, che nel paese si sono tenute il 23 maggio. Non è chiaro se il problema sia uno solo, ma sembra che per un errore tecnico molti nomi degli elettori europei che si erano registrati per votare nel Regno Unito – che hanno avuto poco tempo per farlo, visto che le elezioni sono state confermate solo poche settimane fa – siano scomparsi dagli elenchi.

LE MODALITÀ DI VOTO
Anche il calo della passione europeista a discapito del sentimento nazionalista non sarebbe sufficiente per spiegare un fenomeno così macroscopico e allarmante. L’effettività del voto alle elezioni europee, che per la loro transnazionalità sono paragonabili alle elezioni politiche nella circoscrizione estero, poteva diventare un banco di prova per facilitare l’introduzione di nuove modalità di voto o migliorare le pratiche esistenti dal 2003.
In ogni modo il Cgie ha già elaborato proposte di modifiche legislative e dovrà farsi trovare pronto, assieme ai Comites e alle organizzazioni italiane all’estero, sia nel dibattito sulla riforma costituzionale che tornerà nelle aule parlamentari in estate, sia per la riforma delle modalità di voto annunciate per la fine di giugno.
Non voglio credere che l’azione ministeriale condotta in questa tornata elettorale rientri nella tendenza programmata alla compressione e al diritto di voto degli italiani all’estero! Il rapporto con le comunità italiane nel mondo non potrà essere trascurato o indebolito per ragioni finanziarie: è troppo prezioso per il nostro Paese.

Michele Schiavone
Segretario Generale CGIE