L’evento della nave Gregoretti (nave italiana della Guardia Costiera), che segue quelli di altre navi di Ong o della Marina militare (ricordiamo la Diciotti), ripropone in tutta la sua drammaticità la questione dell’immigrazione.
Si sorvola senza ritegno che la scorsa settimana oltre 100 migranti sono naufragati e morti nel mediterraneo e vanno a sommarsi agli oltre 20mila morti dell’ultimo decennio.
Ciò che è altrettanto drammatico è l’uso strumentale e inumano che si fa della vicenda immigratoria, come nella storia è già avvenuto in molti altri casi e periodi storici, quando a naufragare, ad essere espulsi, ad essere oggetto di discriminazione e di linciaggio erano i migranti italiani.
Gli eventi immigratori sono indirettamente usati anche per nascondere un fenomeno ben più consistente di cui però il governo non parla, come non ne hanno parlato i precedenti: quello della nostra nuova emigrazione che ha visto crescere la sua consistenza nel mondo ad oltre 6 milioni di persone (quindi quasi un milione in più degli immigrati) e che continua ad un tasso annuale di circa 300mila persone all’anno.
Parlamento e forze politiche sono restie a confrontarsi con questo tema che manifesta l’oggettivo fallimento pregresso ed attuale delle politiche perseguite. Il vantato calo della disoccupazione (stranamente parallelo a quello delle ore lavorate), si abbina ad una perdita di capitale umano emigrante che vale ben più dei 14 miliardi di Euro all’anno, citati recentemente dal ministro Tria.
Nel frattempo, si tenta di ridurre del 30% la rappresentanza parlamentare degli italiani all’estero mentre il numero di essi è passato da 3 milioni a 6 milioni nell’arco degli ultimi 15 anni. Un bell’esempio di logica proporzionale!
Sono anni che il Cgie insiste su questi dati, ma, secondo la peggiore strategia di distrazione di massa, il problema sarebbe quello di ridistribuire in Europa qualche centinaio di immigrati africani, mentre gli stessi paesi europei accolgono – e lo fanno ben volentieri e senza chiasso – i nostri nuovi emigranti nell’ordine di oltre 100-150mila persone all’anno che vanno ovviamente a rafforzare le economie di quei paesi.
Altro che fare i duri con gli ultimi e i disperati e fare la voce grossa con l’Europa! Pare piuttosto di rivivere in altro modo la scenetta di Totò che prendeva le botte, ma faceva l’indifferente perché non si chiamava Pasquale!
Rodolfo Ricci*
Vice Segretario del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero