Schiavone (Cgie): “Dal Governo timidi segnali di apertura”

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Si è chiusa la lunga discussione sulla manovra di bilancio approvata dal Senato della Repubblica con un voto di fiducia, che permetterà all’attuale governo di continuare la propria missione di ancoraggio all’Europa e di dare risposte concrete alle attese nazionali nella speranza di far ripartire il Paese.

Nelle condizioni politiche date, caratterizzate da un persistente disorientamento generale che affligge i cittadini italiani mossi da apatia verso le istituzioni, il risultato raggiunto permette di guardare al domani con maggiore ottimismo, in attesa che la Politica superi le asprezze della contesa partitica quotidiana e ritorni ad occuparsi del bene del Paese, indice di stabilità e credibilità.

UNA POLITICA PER SBLOCCARE UN PAESE FERMO
La fiducia acquisita dal Governo nell’aula del Senato, con l’approvazione della legge finanziaria nonostante il ricorso al “voto di fiducia”, dovrebbe essere spesa per recuperare quel senso di consapevolezza, che concorre a tenere a bada il livello di guardia per contrastare le emergenze diffuse e poter ritornare alla normalità di una dialettica programmatica e progettuale, che ridarebbe smalto ad un Paese fermo a causa della crisi economica che, nell’ultimo decennio, ha colpito l’intera Europa.

Mentre altri paesi occidentali sono riusciti a uscirne decorosamente, il nostro è diviso, annaspa e non trova di meglio che prodigarsi in una persistente lotta intestina. Uscire da questo dramma è un dovere comune al quale sono chiamati tutti i cittadini; trovare soluzioni condivise per farlo è un obbligo della politica.

L’ESODO DI QUASI UN MILIONE DI ITALIANI
Intanto sono centinaia di migliaia gli italiani che, dall’inizio della crisi, hanno lasciato il paese per cercare soluzioni alla precarietà occupazionale e alle flebili attese di migliori prospettive di vita.

E’ pura coincidenza temporale l’incrocio di notizie divulgate il 16 dicembre: l’approvazione in Senato del provvedimento sulla legge di bilancio e gli interventi del Governo a sostegno delle politiche per l’anno prossimo verso gli italiani all’estero con l’ennesima rilevazione dell’Istat dei torbidi dati statistici, rivelatori delle incessanti partenze per l’estero nell’ultimo decennio. I numeri confermano l’esodo di cittadini italiani verso altri paesi e tra partenza e rientri il saldo negativo è stimato a 866’000 connazionali.

Da anni il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE) sollecita i governi ad adoperarsi per promuovere politiche attive, reali e di lungo respiro a sostegno delle Comunità italiane all’estero per drenare la diaspora e favorire il rientro dei nostri connazionali al fine di reintegrarli nella vita sociale, culturale ed economica del nostro paese.

GLI STRUMENTI PER LE POLITICHE MIGRATORIE
A più riprese in convegni, seminari, assemblee del CGIE sono stati indicati anche gli strumenti per sostanziare le politiche e seguire gli oltre sei milioni di italiani residenti all’estero: l’istituzione di un ministero per gli italiani all’estero; la costituzione di una commissione bicamerale permanente per le questioni degli italiani all’estero; il rafforzamento dei loro organismi di rappresentanza: i Comites e il CGIE; investimenti adeguati all’integrazione delle nostre comunità nella politica estera del nostro Paese.

Le disposizioni contenute nei capitoli della nuova manovra di bilancio per l’anno prossimo e la proiezione per gli anni 2021-2022 rispondono in parte alle richieste avanzate dal CGIE al Governo; da una parte rappresentano un robusto riconoscimento al ruolo svolto dai soggetti istituzionali all’estero a sostegno dell’esposizione del “Sistema Italia”, dall’altra rimettono in discussione diversi diritti acquisiti dalle comunità e provvedimenti in materia fiscale a carico di diverse famiglie italiane all’estero.

NECESSITÀ DI RIPRISTINARE I DIRITTI FISCALI
Fatta salva la necessità di celeri interventi mirati e duraturi, per ripristinare i diritti fiscali rimasti fuori dalla programmazione finanziaria, è manifesta la volontà del Governo a prendere nella dovuta considerazione le aspettative di chi vive fuori dal nostro paese.

Nella sostanza i nuovi interventi finanziari per il prossimo triennio costituiscono uno spartiacque rispetto al recente passato, almeno nella quantificazione delle risorse a copertura della spesa storica dei capitoli per gli italiani all’estero.

Queste andranno ad alimentare gli interventi dai quali dovranno ripartire le attività in termini di promozione linguistica e culturale degli enti gestori e degli istituti di cultura sostenuti anche dal ripristino del fondo cultura per l’estero nell’ambito del sistema di promozione integrata.

COME UTILIZZARE I FONDI AGGIUNTIVI
I fondi aggiuntivi saranno utilizzati a sostegno delle iniziative di integrazione e di formazione delle nuove e delle comunità storiche; del rafforzamento della rappresentanza dei Comites e del CGIE e della sperimentazione di nuove procedure elettorali nella circoscrizione estero; per l’adeguamento salariale dei contrattisti all’interno della rete consolare; della promozione del sistema paese per creare nuove opportunità e generare un circolo virtuoso e circolare della mobilità al tempo della globalizzazione dei servizi, delle risorse umane, della cultura e speriamo anche dei diritti.

E’ ovvio che senza una politica di contenimento degli espatri e al potenziamento del sistema paese all’estero, a nulla valgano le leggi per favorire la formazione all’estero di risorse umane o il loro rientro.

I NUOVI DIRITTI DA CONQUISTARE
All’appello della legge finanziaria, però, mancano diversi diritti acquisiti e altri da conquistare. Se c’è stato un ripensamento e la cancellazione da parte del Ministero del tesoro del provvedimento che mirava ad aumentare la tassa sulla cittadinanza e delle percezioni consolari, il governo non è riuscito a scongiurare la reintroduzione delle tasse sugli immobili: in particolare l’IMU per i pensionati italiani proprietari di una casa in Italia, la tassa sui rifiuti urbani e il canone televisivo che interessano da vicino numerose famiglie residenti all’estero.

Queste nuove difficoltà, che riportano indietro di anni la giurisprudenza fiscale italiana, a detrimento di chi vive all’estero, vanno ad aggiungersi alle irrisolte istanze di riforma della rappresentanza dei Comites e del CGIE prima del loro rinnovo, all’applicazione e alla revisione di diversi accordi bilaterali per la tutela e la garanzia dei diritti dei cittadini italiani in Europa e soprattutto nel Regno Unito alla vigilia della Brexit.

CONTINUARE AD INCALZARE IL GOVERNO
Il CGIE con l’ausilio dei Comites continueranno ad incalzare il Governo e il Parlamento, in particolare i 18 parlamentari eletti nella circoscrizione estero, sollecitando interventi nel dibattito politico e nella discussione pubblica sulla questione degli italiani per farla diventare argomento valoriale sul quale il nostro Paese può appoggiarsi per progredire e avanzare in termini di risorse materiali ed immateriali.

La consapevolezza di esercitare un ruolo di grande responsabilità e di valorizzazione delle istituzioni italiane all’estero ci obbliga a chiedere al Governo il rispetto dell’ordinamento legislativo e l’applicazione delle leggi.

Perciò alla scadenza della consiliatura dei Comites e dello stesso CGIE ricordiamo al Governo di indire nuove elezioni e di riformare le due leggi istitutive assieme alle procedure elettorali.

Michele Schiavone
Segretario Generale CGIE