Nel 2018, nel suo rapporto annuale, il Consiglio di esperti delle fondazioni tedesche per l’integrazione e la migrazione (Sachverständigenrat deutscher Stiftungen für Integration und Migration), invitava il Governo a formulare una legge che tenendo conto del bisogno del mercato del lavoro, rendesse possibile o facilitasse l’immigrazione da paesi non europei di persone con una qualifica professionale, e non di soli laureati. L’invito, accolto dal Governo, portò a formulare una Legge sull´immigrazione di tecnici e professionisti (Fachkräfteeinwanderungsgesetz), approvata dal Parlamento il 7 giugno 2019 e entrata in vigore il 1° di Marzo di quest´anno.
Una nuova legge sull’immigrazione inciampa nel coronavirus
La Germania mirava, con la nuova legge, a coprire il fabbisogno di manodopera non solo nei segmenti bassi del settore dei servizi, ma anche in quei comparti che richiedono tecnici e laureati in discipline scientifiche (STEM). Il coronavirus e le sue conseguenze globali hanno però frenato il reclutamento di mano d´opera dall´estero e contemporaneamente è diminuito il numero delle richieste di assunzione. Presso le aziende, la necessità precedentemente registrata di lavoratori qualificati sembra ridursi a causa dell’incertezza economica. Anche settori come la ristorazione e la logistica, per i quali non è richiesta una qualifica professionale, e che vedono impiegati molti stranieri, soffrono le conseguenze delle restrizioni introdotte per contenere il coronavirus. Inoltre la decisione della Unione Europea di chiudere le frontiere, così come i regolamenti di viaggio restrittivi adottati da alcuni paesi di provenienza, hanno un impatto negativo sulla immigrazione.
E’ possibile che la domanda di lavoratori qualificati possa ridursi. E’ però probabile che questo non avvenga in alcuni settori per i quali non è richiesta una specifica qualifica ma che sono essenziali, come l’assistenza domiciliare agli anziani (badanti) e l´ agricoltura (lavoratori stagionali).
Agricoltura in sofferenza
Così, per esempio, in agricoltura vengono occupati circa 300.000 lavoratori stagionali per la raccolta di frutta, verdura e per la vendemmia, provenienti prevalentemente dai Paesi dell´Est Europa. Una manodopera che viene a mancare, perché a causa della pandemia il Ministero Federale dell´Interno ha impartito un divieto d´ingresso, a partire dal 25 marzo, per i lavoratori stagionali provenienti da Gran Bretagna, Bulgaria, Romania, Polonia e Austria.
Una disposizione che secondo l’opinione del Ministro Federale dell’Agricoltura, Julia Klöckner (CDU), tocca duramente gli agricoltori, dal momento che sarebbero stati necessari 35.000 stagionali ad Aprile e 85.000 a Maggio. Per venire incontro ai problemi dei coltivatori il Ministero aveva preso in considerazione la possibilità di impiegare per i raccolti personale del settore della ristorazione, che a causa della chiusura dei locali si trova momentaneamente senza lavoro. Un’altra possibilità, discussa con il Ministro degli Interni Seehofer, era l’impiego di profughi e richiedenti asilo, che attualmente sottostanno ad un divieto al lavoro, richiedendo pertanto una modifica della normativa.
Il Presidente degli Agricoltori Tedeschi (Deutsche Bauernverband) si è mostrato scettico riguardo a queste proposte, sottolineando che gli agricoltori hanno bisogno di lavoratori stagionali esperti, perché impiegati da anni nei raccolti in Germania. (MIGAZIN, 26.03.2020).
In questo periodo sono i coltivatori di asparagi sparsi in diverse Regioni della Germania che risentono delle restrizioni, che di norma ingaggiano persone disponibili a svolgere un lavoro fisicamente pesante e per il quale è richiesto esperienza e abilità per non rovinare il raccolto. Per venire incontro alle richieste degli agricoltori e per non rischiare una perdita del raccolto, il Governo ha deciso in questi giorni di lasciare entrare temporaneamente in Germania 40.000 lavoratori stagionali, provenienti dalla Romania invece che dalla Polonia come avveniva fino ad oggi.
Questi potranno entrare in Aprile e Maggio, in gruppi e in aereo, verranno sottoposti ad un controllo sanitario e nei primi 14 giorni dovranno lavorare separatamente dagli altri dipendenti e non allontanarsi dall’azienda (Die Zeit, 2. April 2020). Si tratta di misure che richiamano alla mente pratiche e politiche utilitaristiche del passato nei confronti dei lavoratori immigrati.
L’assistenza domiciliare
Anche il settore dell’assistenza domiciliare agli anziani, dove si stima che in più di 300.000 famiglie sia occupato personale straniero proveniente prevalentemente dai Paesi dell´Est, risente della crisi del coronavirus. Infatti un numero crescente di “badanti” straniere stanno lasciando anticipatamente la Germania, e le sostitute previste preferiscono rimanere accanto alla propria famiglia anche per paura di essere poi messe in quarantena al rientro in patria. Se la situazione non cambierà, si calcola che dopo Pasqua circa 200.000 famiglie rimarranno senza assistenza domiciliare (Deutschlandfunk, 23.03.2020).
Una incertezza da collegare al fatto che le „badanti“ possono attraversare il confine solo se reclutate regolarmente, ma l´Associazione di Categoria () stima che circa il 90% di loro sono impiegate “irregolarmente”, e ciò rende difficile la loro “immigrazione” in Germania ed un loro impiego.
Un altro problema riguarda gli anziani curati a casa dalle badanti e che nel caso di necessità di cure ospedaliere trovano difficoltà nell’essere ospedalizzati, poiché le strutture sono impegnate per l’urgente cura degli ammalati di coronavirus. In questo contesto gli esperti ricordano che il personale di cura proveniente dall’estero è essenziale per assicurare l’assistenza all´anziani, e non importa se al momento attuale esso sia impiegato “legalmente o illegalmente”.
Il Copresidente del partito della sinistra (Die Linke), Riexinger, ritiene che le persone che “irregolarmente” si occupano delle persone bisognose di cure, debbano avere la possibilità di “passare i confini”, imputando il disastro della cura a domicilio per gli anziani a una politica sbagliata. (MIGAZIN, 25.03.2020).
Lo stesso Riexinger, in una recentissima intervista nel quotidiano Die Welt (10.04.2020, afferma che l’austerità ha prodotto solo danni, indebolendo il sistema sanitario, e che le privatizzazioni nel sistema ospedaliero hanno anteposto il profitto alla cura e alla prevenzione
Dilemmi e contraddizioni
I due esempi sopra illustrati rappresentano il dilemma in cui si trova la Germania, e forse anche altri Paesi Europei. Da una parte il paese per anni ha tratto profitto dalla disponibilità di manodopera a basso prezzo, o “irregolare”, nella quotidianità delle famiglie e nei lavori agricoli (e lo stesso può dirsi della ristorazione, del settore delle pulizie, della logistica, e altri ancora).
Ma dall’altra parte, nonostante la crisi epidemica, la Germania mantiene inalterato il sistema di “regole” ai suoi confini. Sta avvenendo che molti lavori che nel passato non avevano prestigio ed erano poco remunerati, ed erano svolti prevalentemente da stranieri, siano diventati improvvisamente importanti: si pensi al lavoro del personale ospedaliero infermieristico o anche con più basse qualifiche, al lavoro delle badanti e a quello dei lavoratori stagionali. Viene spontaneo auspicare, per il futuro, un trattamento migliore per queste persone, che cercano dignità per se stesse e contribuiscono, con il loro lavoro quotidiano, a rafforzare la dignità di tutti.
Edith Pichler
Neodemos, 13 Aprile 2020