Il blocco forzato di milioni di persone costrette a rimanere chiuse nelle mura domestiche a causa del distanziamento sociale, deciso per contenere l’epidemia da coronavirus, produce logoramenti umani, sociali e economici. A distanza di mesi dalle prime avvisaglie l’Italia sta già pensando con insistenza ad un graduale ritorno alla normalità e sta programmando la cosiddetta fase due.
E’ opportuno ricordare che in giro per il mondo molte nostre Comunità sono ancora confrontate con fasi acute dell’epidemia e nostri connazionali sono ancora in attesa di rientrare in Italia. All’estero continuano, intanto, le iniziative promosse dagli organismi di rappresentanza: Comitati degli italiani all’estero e lo stesso CGIE, dalle Associazioni italiane, dalle organizzazioni dei patronati e da numerosi filantropi a favore di assistenza sanitaria, economica e sociale di autoaiuto, di raccolta fondi e di strumenti sanitari inviati a strutture ospedaliere e alla protezione civile italiane. A loro si aggiungono gli sforzi dei nostri ricercatori, medici, personale paramedico, scienziati, accademici, insegnanti e professionisti impegnati ad alleviare, in Italia e all’estero, le ferite causate dall’epidemia.
ANSIOSI DI VEDERE L’ITALIA RIALZARSI
Siamo ansiosi di rivedere il nostro Paese rialzarsi per ritornare alla normalità pensando al ruolo straordinario di puntellamento al sistema paese che svolgono gli italiani all’estero, del loro apporto al PIL nazionale e del valore aggiunto, che riescono a generare per la diffusione dei beni immateriali e per l’internazionalizzazione economica e commerciale del nostro Paese.
Il nuovo inizio offre all’Italia l’insperata opportunità di compiere una cesura con il passato e di cambiare il rapporto con le nostre Comunità, integrandole attivamente nelle politiche attive del nostro Paese e nell’esposizione internazionale del Sistema Paese. Nulla sarà più come prima, perciò, sollecitiamo il nostro Governo a promuovere politiche nuove per riequilibrare le differenze morfologiche sociali e per aggredire le cause dell’emigrazione, diventata oramai fonte di impoverimento sociale e economico e favorire il ritorno a casa degli italiani all’estero con politiche mirate e interventi puntuali a sostegno della ripresa.
SOSTEGNO PER I CONNAZIONALI CHE RIENTRANO
In molti paesi alla crisi sanitaria si sta aggiungendo anche la fragilità dei sistemi sociali, che non garantiscono assistenza e ammortizzatori sociali agli immigrati, per queste ragioni occorrerà considerare il massiccio rientro forzato in Italia di nostri connazionali. Per scongiurare un’ulteriore emergenza il Consiglio generale degli italiani all’estero chiede al Governo di individuare strumenti legislativi e finanziari a sostegno del loro inserimento nel mondo del lavoro e delle misure di accompagnamento per la loro integrazione iniziale nella ritrovata società d’origine.
Occorrerà cambiare i paradigmi per valorizzare e rendere protagonisti chi è residente all’estero in forma stabile e coinvolgerli nei progetti culturali, economici e commerciali, sociali e della comunicazione verso l’estero, investendoli di maggiori compiti sia nella diffusione del Made & by Italy, sia nella nuova strategia di re-branding nazionale, sia nel rilancio dell’internazionalizzazione del Sistema Paese nella fase post-Covid.
SI’ AL RIENTRO IN PATRIA DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO
L’epidemia del corona virus sta avendo ampi risvolti, alcuni dei quali si ripercuotono anche sugli affetti delle famiglie dei residenti all’estero, aspetti umani resi più drammatici dalla chiusura delle frontiere, che impediscono il rientro volontario in Italia. L’ansia dell’attesa per il ritorno alla quotidianità ci induce a sottoporre al Governo la richiesta di scongelare gradualmente le clausole restrittive che bloccano la mobilità delle persone per permettere, anche ai nostri connazionali residenti all’estero, di rientrare in Italia per rivedere i parenti e curare i loro interessi.
Michele Schiavone
Segretario Generale del CGIE