Cittadini Italiani, brasiliani e discendenti di Italiani, attraverso la sottoscrizione di una petizione on line lanciano un appello al Ministro degli esteri Luigi Di Maio in cui esprimono il loro dissenso verso la decisione dello Stato italiano, tramite il Consolato d’Italia a Belo Horizonte, di mettere all’asta l’edificio storico della Casa D’Italia. Si tratta di un edificio riconosciuto come patrimonio del comune di Juiz de Fora, per la sua importanza storica e culturale per la città e per l’intera comunità dei discendenti di italiani. Espropriare la proprietà e venderla significa cancellare la storia di un popolo che con tutti i suoi sforzi ha costruito questa casa 80 anni fa e la mantiene viva ancora oggi.
Al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio, a Roma – Italia, e al Sottosegretario Generale con delega per l’America Latina, Ricardo Merlo, viene chiesto di sospendere l’asta nel rispetto e in considerazione della storia degli emigranti italiani, veri proprietari dell’immobile, che tanto hanno contribuito a preservare le proprie radici e diffondere la cultura italiana in Brasile.
I luoghi dell’italianità nel mondo andrebbero curati e custoditi anche con opportuni investimenti finanziari e strategici. Negli anni passati i nostri connazionali emigrati all’estero, come quelli dei Juiz de Fora, hanno beneficiato di questi patrimoni. Ora si dovrebbe cogliere l’opportunità di rafforzare queste strutture, aprirle e renderle ancora più accoglienti per l’intera e variegata presenza sociale e culturale italiana, progettando una nuova fruizione degli spazi per la promozione degli enti promotori e scolastici, del made in Italy, della cucina italiana, della cultura italiana, per creare una vetrina a beneficio per il nostro export.
Gli edifici storici dell’emigrazione italiana costruiti dai nostri connazionali e simbolo della loro presenza all’estero e del loro sacrificio devono essere preservati, sono una testimonianza importante della storia del nostro paese.
L’appello è sostenuto anche dal CGIE, che da anni evidenzia la necessità di un approccio innovativo nei confronti del patrimonio culturale e architettonico dell’emigrazione italiana.