Dopo un “iter caotico” Regno Unito e Unione europea hanno raggiunto un accordo sulla Brexit. Ma oltre al campo economico che ha portato alla “soddisfazione di entrambe le parti” c’è “l’aspetto della libera circolazione” che invece ha “subito una cesura” e che “avrà un impatto forte sugli italiani”.
“Libera circolazione e formazione sono alcuni degli aspetti che interessano di più la nostra comunità” ha affermato Schiavone facendo riferimento all’arrivo e alla permanenza degli studenti nel Regno Unito.
In questo senso, secondo il segretario generale del Cgie “gli accordi tra Stati non sono più alimentabili perché l’UE, come è giusto che sia, agisce come un corpo unico: bisognerà quindi continuare a lavorare sulle agevolazioni per riportare la libera circolazione a un livello paragonabile a quanto successo con dazi e commercio”.
Anche perché, ricorda Schiavone, “con la libera circolazione si aprono nuove opportunità per gli italiani” ed è per questo che è “auspicabile che i connazionali palesino la loro presenza nel Paese per raggiungere lo status di cittadini residenti”.
La Brexit ha infatti fatto emergere “un numero esponenziale di italiani nel Regno Unito che, per diverse ragioni, non sono registrati all’Aire”, ricorda il segretario generale del Cgie spiegando che “il numero stimato dei cittadini italiani nel Regno Unito è di circa 700mila, anche se alle anagrafi consolari ne sono registrati circa 400mila: questo dovrebbe spingere il ministero degli Esteri a avviare una campagna di comunicazione continua e persuasiva perché i tempi sono ancora congrui per poter regolamentare le presenze”.
Si tratta di un aspetto importante ancor di più in un momento in cui, per ragioni legate alla crisi sanitaria ed economica, “molti italiani ‘irregolari’” – mai registrati nelle anagrafi consolari dei residenti stanziali – rientrano in Italia.
Si presenta l’ennesima opportunità per regolarizzare le situazioni lavorative e civiche ‘opache’; è importante per i connazionali che si trovano in situazioni di limb cogliere l’occasione per rientrare in Italia e pensare a un impegno attivo nel mondo del lavoro nazionale, soprattutto al sud.
Un ritorno a casa – conclude Schiavone – per dare una mano alla ripresa economica e sociale del Paese” è auspicabile, considerate le agevolazioni promosse dall’attuale governo.