Il 65° anniversario della tragedia di Marcinelle rinnova le attenzioni commemorative alle italiane e agli italiani all’estero deceduti sul lavoro, ricordandoli nell’essenza del sacrificio umano. A loro in senso profondo di rispetto, di gratitudine e riconoscenza, venti anni orsono, il nostro Paese ha voluto dedicare una giornata particolare, inserita nel calendario delle ricorrenze nazionali.
Sono tante e numerose le vittime del lavoro inserite nel Pantheon delle vite spezzate in Italia e all’estero, che le famiglie italiane piangono e ricordano nella giornata della memoria delle vittime del lavoro.
Marcinelle è l’emblema del ricordo che accomuna il sacrificio delle italiane e degli italiani all’estero, che hanno perso la vita nella costruzione di grandi opere civili, nelle fabbriche, nei laboratori di ricerca, nei cantieri e nei luoghi più disparati per modernizzare e civilizzare le nostre società.
Marcinelle, Monongah, Mattmark, Lötschberg e tanti altri luoghi e città simbolo del tormento e del dolore ricordano il dramma dell’emigrazione italiana, intrisa di angosciose e di lunghe attese, di vite spezzate in tempi non tanto lontani – appunto 65 anni – in cui, allora come oggi, il valore della vita veniva barattato e continua ad essere mercificato tra stati ricchi e poveri.
L’8 agosto ci chiama a ricordare tempi tetri e angusti, momenti che hanno accompagnato i lunghi viaggi della speranza dei nostri connazionali verso altri continenti; le ansie accarezzate dai sogni di diverse generazioni, che si sono infranti nelle attraversate degli oceani e sui posti di lavoro. Dal sacrificio dei nostri avi sono nati figli migliori, le società sono progredite, la civiltà si è arricchita culturalmente forgiando i valori delle donne e degli uomini rendendoli più responsabili. L’Italia è per antonomasia il paese della diaspora che ha costruito altre realtà locali per non dimenticare quelle di partenza.
Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, che mi onoro di rappresentare, esprime vicinanza, solidarietà e rispetto alle famiglie delle vittime del lavoro ovunque nel mondo.
Michele Schiavone
Segretario Generale del Cgie