Il Comitato di Presidenza del CGIE è in riunione a Roma dall’8 al 11 novembre in forma ibrida. La prima giornata, interamente dedicata a fare il punto sulle elezioni per il rinnovo delle rappresentanze di base: Com.It.Es. e di raccordo: CGIE degli italiani all’estero, si è aperta con le anticipazioni del Sottosegretario Benedetto Della Vedova e la lettura dell’esaustiva Relazione di Governo da parte del Direttore Generale della DGIT Luigi Maria Vignali.
Gli interventi del Segretario Generale Michele Schiavone, dei quattro Vice Segretari Generali – Pino Maggio per l’Europa, Mariano Gazzola per l’America Latina, Silvana Mangione per i paesi anglofoni extraeuropei (Australia, Canada, Stati Uniti e Sudafrica), Rodolfo Ricci per i Consiglieri di nomina governativa – e dei Consiglieri Rita Blasioli Costa, Gianluca Lodetti ed Eleonora Medda, hanno evidenziato che il livello di iscrizione al voto attraverso l’opzione è numericamente inferiore a quello del 2015, e mostra un calo di ca. 80.000 registrazioni, un risultato ulteriormente negativo se si tiene conto anche dell’aumento degli iscritti all’Aire nel 2021 rispetto al 2015.
Le operazioni di presentazione e ammissione di liste in tutto il mondo non sempre si sono svolte in base a procedure e decisioni omogenee e trasparenti. A questo si aggiungono il fallimento della campagna informativa, che non ha raggiunto la maggior parte dell’elettorato, e la farraginosità dei meccanismi di iscrizione all’elenco degli optanti. Essendo pienamente cosciente di questi pericoli, da tempo il CGIE aveva ripetutamente chiesto al Governo e al Parlamento di rinviare la data delle elezioni non soltanto a causa del COVID ma anche in vista della riforma della legge istituiva dei Com.It.Es., datata 2003, alla luce dei profondi cambiamenti del tessuto delle comunità italiane all’estero per adeguarla alle nuove consistenti realtà migratorie. Il Consiglio generale richiama alle proprie responsabilità il Governo e il Parlamento, che hanno invece confermato la data delle consultazioni per il 3 dicembre 2021, dimostrando scarsissima sensibilità nei confronti dei cittadini che risiedono fuori dall’Italia, il cui numero è pari al 10% del popolo italiano. La responsabilità del risultato finale, che umilierà il desiderio delle comunità di avere una forte rappresentanza democratica, ricade su coloro che hanno insistito per assumere queste decisioni errate e potenzialmente anticostituzionali con riferimento all’opzione inversa.
Anche la preparazione alla convocazione delle assemblee elettorali del CGIE richiede che si metta mano all’immediata approvazione della modifica della legge istituiva datata 1998, alla revisione dei criteri di ammissione dei rappresentanti delle associazioni locali e all’adattamento al mutato quadro di presenze degli italiani all’estero della tabella delle attribuzioni territoriali dei Consiglieri, che tenga conto anche della consistenza degli italodiscendenti e del rapporto fra i singoli Paesi di residenza e l’Italia.
Un’analisi più approfondita delle iniziative e delle attività svolte dall’attuale CGIE, delle proposte di intervento disattese, del dialogo non sempre aperto e produttivo con il Parlamento e i Governi che si sono succeduti dal 2015 a oggi, e in particolare con le Direzioni competenti della Farnesina, ha portato il Comitato di Presidenza a chiedere con forza che si proceda al più presto a definire concretamente una chiara visione del ruolo degli italiani all’estero nel loro rapporto con l’Italia, per concertare le azioni da intraprendere con coerenza nel campo della promozione di lingua e cultura italiana, dei servizi consolari insufficienti e poco puntuali, del supporto alle esigenze delle fasce più deboli delle comunità, del riconoscimento delle professionalità dei connazionali all’estero per il loro concreto coinvolgimento nei piani di ripresa dell’Italia.
Roma 9 novembre 2021